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Zibaldino - 7/17: Della ragione e dell'amore

Canova, Amore e Psiche

Il nostro signore ora sorride. Lo possiamo vedere molto bene di qui. Sì, sorride. Ogni tanto respira profondamente, si mordicchia leggermente il labbro inferiore. Vediamo benissimo la finestrella tra gli incisivi superiori. Ora ci sta scrivendo con la penna. Forse il fatto di ieri notte lo ha un po’ turbato, le nostre grida di disperazione per i fratelli perduti lo devono aver toccato. Finora ha sbarrato solo qualche parola, appena qualche ferita, niente di grave. Ce la caveremo benissimo. Sì, qualche legame con il fatto di ieri ci deve essere. Lo sentiamo più vicino e anche noi ci sentiamo più vicini a lui. Quando tutto va bene, i legami si allentano, si guastano, si perdono. È nel dolore che si ricercano, si rinforzano, si perpetuano. Nella povertà anche inconciliabili nemici come Cristo e il Diavolo si rappacificano. Quando dite povero cristo o povero diavolo, ne avete una prova. Ora qualcosa ci dice che, anche se non siamo prodigiosi, anche se tra noi più di qualcuno ha un aspetto emaciato e sofferente, potremo diventare migliori con il suo amore. In verità corre voce tra noi, ma sono solo dicerie di alcuni pensieri sfaccendati, corre voce che lui non sia tanto interessato alla nostra bellezza, anche se un bel pensiero non gli è mai dispiaciuto. Si vocifera che non cerchi nemmeno pensieri grandiosi o redditizi. Quelle ipotesi dell’altro giorno, sì, quelle in cui si credeva che lui volesse pensare chissà che, ora ci fanno sentire un po’ in colpa per averlo giudicato frettolosamente. Il fatto è che noi, prima di uscire, camminiamo veloci nella sua testa e vediamo un sacco di cose in pochissimo tempo. Sì, vediamo praticamente tutto, ma tante cose importanti passano in un baleno, come in quei viaggi organizzati dove c’è un’ora per la Galleria degli Uffizi e, anche con la guida, non capisci molto di quel che vedi e ricordi ancor meno. Nelle circonvoluzioni cerebrali poi, soprattutto a certe ore, c’è una confusione tremenda. I semafori alle sinapsi spesso non funzionano e quando funzionano pochi li rispettano. È un po’ come nelle vostre strade, con l’aggravante che da noi le velocità sono spaventose e gli incidenti sempre mortali. Non hanno senso le cinture di sicurezza né l’airbag. E i pensieri morti non vengono rimossi dalle strade e si fondono con quelli che sfrecciano. A volte questa fusione arricchisce i nuovi pensieri, rendendoli più robusti e flessibili. In altri casi, le fusioni appesantiscono e rallentano i nuovi, esponendoli anche al rischio di spaventosi tamponamenti a catena. L’inquinamento da caffeina e nicotina può raggiungere livelli elevati e creare pericolosi ingorghi, ma ci sono rischi molto più seri in quelle che voi chiamate ideologie e che da noi si chiamano invece idealgie. Sono delle dittature in cui, nei casi più gravi, tutta la circolazione dei pensieri diventa a senso unico. Si circola più velocemente, è vero, ma se sbagli a un incrocio, devi fare dei giri così lunghi per recuperare la meta che spesso ti ritrovi in posti sconosciuti e pieni di insidie. Anche con l’amore succedono strane cose nella viabilità, ma di solito è bello. Nelle sinapsi centrali, quelle a venti corsie, in tutte le vetrine espongono ritratti dell’amata e nei casi più travolgenti la stessa cosa avviene anche nelle sinapsi minori, anche in quelle senza via d’uscita. È una gran festa a cui partecipano quasi tutti. Solo gli uffici del Ministero della Ragione attuano iniziative contrarie, che vanno dall’indifferenza alla protesta, dalle azioni legali a veri e propri sabotaggi. Ne fanno di tutti i colori. Abbassano le saracinesche a metà. Organizzano capillari volantinaggi contro l’amata. Assoldano bande di pensieri ragazzini per deturpare i ritratti, anche con scritte oscene e comunque offensive. Il Ministero del Senso della Vita e della Morte normalmente sostiene le azioni di quello della Ragione e, in forte contrasto con l’aria di gran festa che si respira un po’ dovunque, mette in giro voci di sventure e catastrofi, fa edizioni speciali del quotidiano “Memento Mori” con articoli e reportage sì di alto livello ma tutti improntati all’indissolubile legame di amore e morte. Le vicende di Enea e Didone, Antonio e Cleopatra, Paolo e Francesca, Romeo e Giulietta, appaiono in articoli e servizi con ampie citazioni da Virgilio, Shakespeare e Dante abilmente illustrate con disegni tetri e malauguranti. Dai potenti ma un po’ gracchianti altoparlanti dei ministeri vengono diffuse bellissime marce funebri mixate con grida di dolore e lamentazioni. Questo lo troviamo decisamente kitsch e comunque esagerato anche alla luce di Cicero pro domo sua.

Dall’altra parte la festa e le manifestazioni di gioia sono corali e nei momenti di estasi generale i pensieri strombazzano per le sinapsi in modo assordante, più o meno come fate voi quando vincete i campionati di calcio. I facinorosi, i violenti, gli insofferenti non mancano e spesso ci sono fitte sassaiole contro gli uffici dei ministeri su scritti; macchine di ministri ribaltate e incendiate; in qualche caso fatti più gravi come ferimenti e uccisioni. Quando, è più raro ma accade, il Ministro della Ragione viene assassinato, la situazione generale diventa ingovernabile, le libertà diventano anarchie, le Forze Armate del Pensiero disertano e si trascinano dai bordelli delle illusioni alle sale giochi dei sogni, finendo sempre nei bar della disperazione.

 

 

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