Scritto da © gatto - Ven, 29/08/2014 - 21:39
Il castello della vita si frantuma nel greto
delle attese: se ti ho chiesto di venire nell'aria
bianca di un suono fatato di una sillaba pura,
tu entri nelle camere del mio maniero
con leggerezza: la saggezza sgronda dall'ultimo
piano delle foglie del balcone del castello
per liberarsi dall'invadenza dei mattini di luce
di lavoro, dal fare volgare economico
per il pane (dicevi anche bianco per la mensa).
Sai, vive ancora Pasolini, e l'anima non è nulla
ma un azzurro che ne emerge e la felicità
sono i manoscritti e le fotografie del castello
(la casa a volte rende ciò che costa).
Mi sperdo dopo un sonno meridiano
in un rarefarsi di preghiera con il corpo-stella
e vago nel delta del mio mare,
parete illuminata nella mente medievale
se sai che poi continua
e stanotte vengono di nuovo le tracce dei morti,
rumori nei ripostigli, barlumi dalle torri di vedetta.
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