Scritto da © Franco Pucci - Lun, 14/01/2013 - 15:27
Picchia contro i vetri l’insonnia assassina,
è paura la nera pece del becco di un corvo
che spadroneggia l’ingresso della mia notte.
Nella calle i rumori ingigantiscono le ansie,
nello smoccolare cadenzato dei pescatori
deflorano il velo sottile di un incauto silenzio.
È l’una, dorme accanto a me il rifugio sicuro,
ma la chimica non mi è amica, esco da casa.
Tutto nella calle ha un che di sospeso, vacuo.
Dondolano nel salso volute di tabacco stantio
come tentacoli di fumo e nebbia soffocando
anche il nero presagio che abbandona l’uscio.
Il marmo della panchina ghiaccia la noia,
e la ricerca di un angolo di cielo compagno
è l’illusorio esercizio di un’anima inquieta.
Non so che darei per un respiro d’azzurro,
per un refolo dolce che spazzasse i pensieri
per un abbraccio di quiete tra cuore e anima.
Rotolano spigolando sui sampietrini i sogni
il picchiettare del becco sul selciato mi desta.
Il diaframma è rotto. La notte è mia.
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