Scritto da © Franco Pucci - Mar, 19/02/2013 - 17:31
quel tempo sospeso all’occaso
che non ha misura né confini
…e poi mi dirai delle stagioni
Che non riconosci più -sono passate-
vestite d’inverni scamosciati e di zimarre
han deflorato l’anima -tacchi a spillo-
come un andirivieni peripatetico sul viale.
…e poi mi dirai degli amori
Che non insegui più -vuoto costato-
come appunti a margine del tuo diario
reliquie di fiori secchi -aridi semi-
sicari di raccolti del tempo arato invano.
…e poi mi dirai del marmo
Che non riscaldi più -impavidi lombi-
precario incatenato al racconto della vita
in attesa di incorniciare -icona bugiarda-
l’apologetica fine di una storia mai scritta.
Quel tempo sospeso -incoerente ipocrita-
ha misurato con destrezza i miei confini
ma è stato solo il battito -ciglia offuscate-
d’ali come alianti sulla porpora del mare.
Poi ti dirò del sorriso dei gabbiani.
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