Scritto da © Franco Pucci - Dom, 07/08/2016 - 18:29
Il cielo cola lava e bitume stamane
è così difficile penetrarne l’essenza.
Muro che stilla onice e riga la volta
che istruisce t’esclama e t’interroga.
Alterna bagliori rosso sangue d’ira
che spaccano il cuore di chi assiste
a cupi brontolii di vulcano piagato.
E sia, non so e non posso sottrarmi.
-flashback-
Piccole croci di legno senza nome
croci d’osso ingiallito di sole cattivo
conchiglie, perline di vetro colorato
rosario d’ingenua e blasfema speme.
Stretto in pugno di livido nerofumo
la cordicella di sporco antico pende
le nocche tagliate sorridono al sole,
un primo piano nel mare del pianto.
-recall-
Io che stringo tra le dita la tazzina,
che guaisco dei miei piccoli dolori
non ho ancora capito che la verità
è nel cuore di chi sa leggere il cielo.
E l’alba -livida come il mio umore-
parata dall’istrionico cielo di pietra
fa la sua recita sul palco della vita
mentre inseguo un sonno agitato.
Non basta annegare la tua albagia
in un mare liquido nero e bollente,
non sempre le parole ti sono note
e le istantanee del cielo avvelenano.
Non so più seguire stracci d’anima
e il caffè è solo amaro, non sutura.
Non so più leggere i versi né il vero
e il vocabolario ormai sa di muffa.
Buongiorno Dio. Caffè?
è così difficile penetrarne l’essenza.
Muro che stilla onice e riga la volta
che istruisce t’esclama e t’interroga.
Alterna bagliori rosso sangue d’ira
che spaccano il cuore di chi assiste
a cupi brontolii di vulcano piagato.
E sia, non so e non posso sottrarmi.
-flashback-
Piccole croci di legno senza nome
croci d’osso ingiallito di sole cattivo
conchiglie, perline di vetro colorato
rosario d’ingenua e blasfema speme.
Stretto in pugno di livido nerofumo
la cordicella di sporco antico pende
le nocche tagliate sorridono al sole,
un primo piano nel mare del pianto.
-recall-
Io che stringo tra le dita la tazzina,
che guaisco dei miei piccoli dolori
non ho ancora capito che la verità
è nel cuore di chi sa leggere il cielo.
E l’alba -livida come il mio umore-
parata dall’istrionico cielo di pietra
fa la sua recita sul palco della vita
mentre inseguo un sonno agitato.
Non basta annegare la tua albagia
in un mare liquido nero e bollente,
non sempre le parole ti sono note
e le istantanee del cielo avvelenano.
Non so più seguire stracci d’anima
e il caffè è solo amaro, non sutura.
Non so più leggere i versi né il vero
e il vocabolario ormai sa di muffa.
Buongiorno Dio. Caffè?
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