Scritto da © Franco Pucci - Dom, 11/10/2015 - 07:36
Nebbia e parole.
Che ne sai della nebbia che si taglia a fette,
coltre di bambagia che ovatta i pensieri
e li restituisce dall’arcano affamati di sapere
mentre insegui il caldo profumo del pane.
L’odore dell’inchiostro fresco sul quotidiano
parole appena nate -panni stesi ad asciugare-
parole divorate con cura -infine ripiegate-
in fretta -sottobraccio- inseguendo il tram.
Pane e cattive parole.
Delle parole che il denaro ha ammaestrato
ha coartato, sconfitto e soggiogato a se.
Ha assunto come precarie -nude di valore-
sfruttate in agorà di falsa libertà di pensiero.
Di quelle che hanno incartato le speranze
-fantasmagoriche promesse della tecnologia-
e t’hanno spacciato per progresso l’ingordigia
nei rottami di una pretesa gioventù di pensiero.
Quattro soldi di becera chimera.
“Pecunia non olet” dicono i cattivi professori
invitandoti alla corte del gran ballo globale
protagonista e vittima dello spettacolo gratuito.
Balle. Il denaro puzza.
Di morte.
Che ne sai della nebbia che si taglia a fette,
coltre di bambagia che ovatta i pensieri
e li restituisce dall’arcano affamati di sapere
mentre insegui il caldo profumo del pane.
L’odore dell’inchiostro fresco sul quotidiano
parole appena nate -panni stesi ad asciugare-
parole divorate con cura -infine ripiegate-
in fretta -sottobraccio- inseguendo il tram.
Pane e cattive parole.
Delle parole che il denaro ha ammaestrato
ha coartato, sconfitto e soggiogato a se.
Ha assunto come precarie -nude di valore-
sfruttate in agorà di falsa libertà di pensiero.
Di quelle che hanno incartato le speranze
-fantasmagoriche promesse della tecnologia-
e t’hanno spacciato per progresso l’ingordigia
nei rottami di una pretesa gioventù di pensiero.
Quattro soldi di becera chimera.
“Pecunia non olet” dicono i cattivi professori
invitandoti alla corte del gran ballo globale
protagonista e vittima dello spettacolo gratuito.
Balle. Il denaro puzza.
Di morte.
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