Scritto da © Francisca2 - Dom, 01/03/2015 - 22:58
Ho incontrato Massimo su un treno circa dieci anni fa.
Due grandi occhi neri dietro occhiali che parevano fondi di bottiglia, capelli lisci dorati un'ombra di barba tanto per dare un tocco inverosimile di trasandato, in quell'uomo vestito in maniera impeccabile.
Diciamo che fu amore a prima vista, la bellezza in fondo conta poco quando sono gli sguardi a parlare.
Entrai nello scompartimento con una enorme valigia, mi stavo trasferendo per lavoro in un'altra città e in quella valigia oltre agli effetti, avevo messo anche gli affetti.
Lui era immerso nella lettura di un testo di medicina ed io non feci di certo un'entrata silenziosa, sono per natura arruffona, distratta e rumorosa, in un attimo mi ritrovai alleggerita del bagaglio e davanti a me un ragazzone alto un metro e ottanta di gentilezza e dolcezza.
Dopo essersi prodigato, posò con cura il grosso tomo in una borsa da viaggio e cominciammo a parlare.
Mi raccontò di lui della sua vita e del suo lavoro. Faceva il medico volontario in non so quale paese dell'Africa martoriato dalla guerra, aveva visto gli orrori e il terrore sul volto delle persone mutilate dalle mine e la gioia di altre che con le protesi avevano ripreso a deambulare.
Parlava con fervore, soffriva raccontando e gioiva all'idea di essere in qualche modo e nel suo piccolo un salvatore.
Della sua vita privata, non accennava mai, pensai che fosse o profondamente deluso o che non avesse ancora giocato la sua carta.
Era tornato per fermarsi in città almeno per un anno senza specificarmi il motivo
Mi sentivo il cuore battere e uscire dal petto, un po' a causa dei racconti e molto perché quell'uomo mi attraeva particolarmente.
Stavo scivolando su una buccia di banana e non me ne rendevo conto.
Il viaggio terminò ci scambiammo numeri di telefono con la promessa di risentirci al più presto.
Era un venerdi di febbraio, aveva nevicato tutta la notte e l'appartamento dove alloggiavo, una mansarda in pieno centro, dava l'idea di una grotta sotterranea, mancavano solo stallattiti e stallagmiti e il luccichio tipico del ghiaccio.
Come una befana alle otto del mattino mi aggiravo per la casa alla ricerca dell'angolo più caldo, con una grossa tazza di tè fra le mani. Termosifoni rotti. Dovevo dunque godere di quel gelo per qualche giorno, così mi era stato riferito dal portiere.
Lo squillo del telefono, mi riportò bruscamente alla realtà e la voce di Massimo dall'altra parte ebbe il potere di scaldarmi all'istante.
Mi invitava a passare la giornata del sabato insieme, io accettai senza indugio.
La notte la passai sognando ad occhi aperti quel che poteva accadere con Massimo, ero innammorata, un fulmine mi aveva colto in pieno quel giorno sul treno, il freddo di colpo scomparso il cuore palpitava follemente e nelle vene scorreva lava.
All'appuntamento andai convinta di ritrovare la stessa persona, Massimo non portava più occhiali, un'operazione agli occhi
aveva risolto il problema della miopia, e il ragazzo che si presentò era davvero di una bellezza che incantava.
Il giorno trascorse piacevolmente in giro turistico per la città che conosceva come Dedalo il labirinto di Cnosso.
Il pomeriggio passammo a casa sua, mi fidavo talmente che accettai ad occhi chiusi di salire anzi speravo ci fosse anche un dopo.
Avevo aperto il mio cuore, sapeva della mia solitudine, della mia vita da single, non ci si crede ma basta poco tempo ad aprirsi a qualcuno, e lui mi sommergeva d'affetto, di parole consolatrici. Furono abbracci baci sulla guancia, insomma pensavo di aver trovato la mia anima gemella.
Ma non succedeva nulla di più, non c'era approccio che andasse al di là del semplice bacio sulla guancia o una mano pronta a saggiare le mie curve.
Da uomo intelligente e da bravo psicologo si accorse che mi aspettavo di più e per non continuare ad illudermi mi sparò una doccia fredda in pieno viso.
<<Sono gay , sto bene con te, è la prima volta che accade di trovarmi bene con una donna, ma non posso darti quello che sarebbe naturale . Da me puoi avere amore sincero, amicizia, appoggio morale, tenerezza tutto ciò di cui hai bisogno, ma non posso darti sesso, non potrò darti figli, nulla di tutto questo>>
Due grandi occhi neri dietro occhiali che parevano fondi di bottiglia, capelli lisci dorati un'ombra di barba tanto per dare un tocco inverosimile di trasandato, in quell'uomo vestito in maniera impeccabile.
Diciamo che fu amore a prima vista, la bellezza in fondo conta poco quando sono gli sguardi a parlare.
Entrai nello scompartimento con una enorme valigia, mi stavo trasferendo per lavoro in un'altra città e in quella valigia oltre agli effetti, avevo messo anche gli affetti.
Lui era immerso nella lettura di un testo di medicina ed io non feci di certo un'entrata silenziosa, sono per natura arruffona, distratta e rumorosa, in un attimo mi ritrovai alleggerita del bagaglio e davanti a me un ragazzone alto un metro e ottanta di gentilezza e dolcezza.
Dopo essersi prodigato, posò con cura il grosso tomo in una borsa da viaggio e cominciammo a parlare.
Mi raccontò di lui della sua vita e del suo lavoro. Faceva il medico volontario in non so quale paese dell'Africa martoriato dalla guerra, aveva visto gli orrori e il terrore sul volto delle persone mutilate dalle mine e la gioia di altre che con le protesi avevano ripreso a deambulare.
Parlava con fervore, soffriva raccontando e gioiva all'idea di essere in qualche modo e nel suo piccolo un salvatore.
Della sua vita privata, non accennava mai, pensai che fosse o profondamente deluso o che non avesse ancora giocato la sua carta.
Era tornato per fermarsi in città almeno per un anno senza specificarmi il motivo
Mi sentivo il cuore battere e uscire dal petto, un po' a causa dei racconti e molto perché quell'uomo mi attraeva particolarmente.
Stavo scivolando su una buccia di banana e non me ne rendevo conto.
Il viaggio terminò ci scambiammo numeri di telefono con la promessa di risentirci al più presto.
Era un venerdi di febbraio, aveva nevicato tutta la notte e l'appartamento dove alloggiavo, una mansarda in pieno centro, dava l'idea di una grotta sotterranea, mancavano solo stallattiti e stallagmiti e il luccichio tipico del ghiaccio.
Come una befana alle otto del mattino mi aggiravo per la casa alla ricerca dell'angolo più caldo, con una grossa tazza di tè fra le mani. Termosifoni rotti. Dovevo dunque godere di quel gelo per qualche giorno, così mi era stato riferito dal portiere.
Lo squillo del telefono, mi riportò bruscamente alla realtà e la voce di Massimo dall'altra parte ebbe il potere di scaldarmi all'istante.
Mi invitava a passare la giornata del sabato insieme, io accettai senza indugio.
La notte la passai sognando ad occhi aperti quel che poteva accadere con Massimo, ero innammorata, un fulmine mi aveva colto in pieno quel giorno sul treno, il freddo di colpo scomparso il cuore palpitava follemente e nelle vene scorreva lava.
All'appuntamento andai convinta di ritrovare la stessa persona, Massimo non portava più occhiali, un'operazione agli occhi
aveva risolto il problema della miopia, e il ragazzo che si presentò era davvero di una bellezza che incantava.
Il giorno trascorse piacevolmente in giro turistico per la città che conosceva come Dedalo il labirinto di Cnosso.
Il pomeriggio passammo a casa sua, mi fidavo talmente che accettai ad occhi chiusi di salire anzi speravo ci fosse anche un dopo.
Avevo aperto il mio cuore, sapeva della mia solitudine, della mia vita da single, non ci si crede ma basta poco tempo ad aprirsi a qualcuno, e lui mi sommergeva d'affetto, di parole consolatrici. Furono abbracci baci sulla guancia, insomma pensavo di aver trovato la mia anima gemella.
Ma non succedeva nulla di più, non c'era approccio che andasse al di là del semplice bacio sulla guancia o una mano pronta a saggiare le mie curve.
Da uomo intelligente e da bravo psicologo si accorse che mi aspettavo di più e per non continuare ad illudermi mi sparò una doccia fredda in pieno viso.
<<Sono gay , sto bene con te, è la prima volta che accade di trovarmi bene con una donna, ma non posso darti quello che sarebbe naturale . Da me puoi avere amore sincero, amicizia, appoggio morale, tenerezza tutto ciò di cui hai bisogno, ma non posso darti sesso, non potrò darti figli, nulla di tutto questo>>
***
Sono passati dieci anni, ho avuto un amore diverso con Massimo che è sempre stato al mio fianco per tutto l'anno in cui si è fermato in città.
Sono passati dieci anni, ho avuto un amore diverso con Massimo che è sempre stato al mio fianco per tutto l'anno in cui si è fermato in città.
Mi ha fatto provare emozioni speciali, mi ha dato veramente tutto quello che aveva promesso e io ho goduto di una splendida amicizia che non ho mai più ritrovata in nessuna delle esperienze vissute.
Massimo è tornato in Africa e con la tecnologia che esiste non ci siamo persi di vista, almeno una volta alla settimana ci contattiamo via internet, grazie a skype ci possiamo anche vedere, lui è un pozzo senza fine di racconti, quando mi parla della sua Africa, io mi sfogo ancora della mia solitudine, l'amico ascolta con pazienza e da laggiù ancora mi sostiene.
Massimo è tornato in Africa e con la tecnologia che esiste non ci siamo persi di vista, almeno una volta alla settimana ci contattiamo via internet, grazie a skype ci possiamo anche vedere, lui è un pozzo senza fine di racconti, quando mi parla della sua Africa, io mi sfogo ancora della mia solitudine, l'amico ascolta con pazienza e da laggiù ancora mi sostiene.
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