Scritto da © Franca Figliolini - Dom, 08/06/2014 - 17:26
L'on. Santo Quasimai era alla sua terza legislatura. All'inizio era uno come noi, e anche dopo a dire il vero. Faceva quello che facevano tutti: aiutava gli amici ad entrare nei CdA delle partecipate; raccomandava compagni di partito; presentava emendamenti per aiutare potentati del suo distretto elettorale... Insomma, le solite cose. Niente di illegale, sia chiaro. Certo, durante una serata elettorale, un'inaugurazione, una fiera... poteva capitare di stringere la mano a un camorrista, o uno ndranghetista, un mafioso o un semplice criminale, e magari di fargli anche un favore, ma lui come poteva saperlo?
Non sapeva niente, Santo Quasimai, e coltivava l'ignoranza come fosse la sua unica ricchezza, un baluardo contro le inchieste che fioccavano contro i suoi colleghi. «No, no, non voglio sapere niente...», era la sua risposta a chi gli voleva spiegare perché o per conto di chi chiedesse la tal cosa o la tal'altra. «Ci sono quelli che esagerano, che si vogliono mettere in mezzo. Io no. Io voglio restare pulito», diceva nelle rare interviste televisive.
Infatti, Santo Quasimai, contrariamente ai suoi colleghi, non voleva apparire. Non rilasciava volentieri interviste, non aveva account su Twitter o Facebook ed il suo cellulare era un vecchio arnese polveroso, perché non lo usava quasi mai.
Un giorno, però, si ritrovò in Transatlantico assediato dai cronisti. Un nugolo pressante di telecamere e microfoni, tutti che volevano sentir parlare l'unico deputato di lungo corso che non avesse mai ricevuto nemmeno un avviso di garanzia. «Onorevole, onorevole! Ci dica come mai!», gridavano quegli scatenati.
«Come mai che cosa? Io non so niente...», fu l'unica risposta di Santo Quasimai. E quelli furono costretti a lasciar perdere. Ma siccome la stampa aborre il vuoto, il giorno dopo i giornali erano pieni di peana in suo onore. «L'ultimo degli onesti», lo chiamavano, e lodavano la sua modestia. «Perché non sono tutti come Quasimai?», si chiedevano gli editoriali, indicandolo come unica salvezza per il paese.
Così, quando l'anziano Presidente, costretto dalle tempeste giudiziarie che attraversavano la penisola come altrove i monsoni, dovette scegliere un nuovo capo del governo, la scelta di Santo Quasimai sembrò inevitabile. L'onorevole fu convocato a Palazzo. «Quasimai, posso fidarmi di lei?», gli chiese il Presidente. «Certo, sono a disposizione», rispose: come aveva sempre fatto.
Il governo di Santo Quasimai fu come tutti gli altri: durò poco e non fece quasi nulla. In compenso, non promise niente, sicché tutti dissero: «È un uomo che mantiene la parola». Così, fu rieletto con moltissime preferenze, ma, ahinoi, morì prima di poter ricevere il nuovo incarico. I funerali furono imponenti. Tutto il paese lo pianse. La Camera lo ricorda con una sobria targa all'ingresso del palazzo:
Non sapeva niente, Santo Quasimai, e coltivava l'ignoranza come fosse la sua unica ricchezza, un baluardo contro le inchieste che fioccavano contro i suoi colleghi. «No, no, non voglio sapere niente...», era la sua risposta a chi gli voleva spiegare perché o per conto di chi chiedesse la tal cosa o la tal'altra. «Ci sono quelli che esagerano, che si vogliono mettere in mezzo. Io no. Io voglio restare pulito», diceva nelle rare interviste televisive.
Infatti, Santo Quasimai, contrariamente ai suoi colleghi, non voleva apparire. Non rilasciava volentieri interviste, non aveva account su Twitter o Facebook ed il suo cellulare era un vecchio arnese polveroso, perché non lo usava quasi mai.
Un giorno, però, si ritrovò in Transatlantico assediato dai cronisti. Un nugolo pressante di telecamere e microfoni, tutti che volevano sentir parlare l'unico deputato di lungo corso che non avesse mai ricevuto nemmeno un avviso di garanzia. «Onorevole, onorevole! Ci dica come mai!», gridavano quegli scatenati.
«Come mai che cosa? Io non so niente...», fu l'unica risposta di Santo Quasimai. E quelli furono costretti a lasciar perdere. Ma siccome la stampa aborre il vuoto, il giorno dopo i giornali erano pieni di peana in suo onore. «L'ultimo degli onesti», lo chiamavano, e lodavano la sua modestia. «Perché non sono tutti come Quasimai?», si chiedevano gli editoriali, indicandolo come unica salvezza per il paese.
Così, quando l'anziano Presidente, costretto dalle tempeste giudiziarie che attraversavano la penisola come altrove i monsoni, dovette scegliere un nuovo capo del governo, la scelta di Santo Quasimai sembrò inevitabile. L'onorevole fu convocato a Palazzo. «Quasimai, posso fidarmi di lei?», gli chiese il Presidente. «Certo, sono a disposizione», rispose: come aveva sempre fatto.
Il governo di Santo Quasimai fu come tutti gli altri: durò poco e non fece quasi nulla. In compenso, non promise niente, sicché tutti dissero: «È un uomo che mantiene la parola». Così, fu rieletto con moltissime preferenze, ma, ahinoi, morì prima di poter ricevere il nuovo incarico. I funerali furono imponenti. Tutto il paese lo pianse. La Camera lo ricorda con una sobria targa all'ingresso del palazzo:
QUASIMAI
UN UOMO ONESTO
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