Scritto da © Franca Figliolini - Sab, 23/02/2013 - 17:29
«Che vuoi?»
«Voglio essere te.»
Lei rise di quella sua risata bellissima, di gola, che le avevo visto fare tante volte quando un cliente le rivolgeva una qualche battuta spiritosa o un complimento spinto.
La guardavo sempre, Liza. Lei era l'anima del ristorante dove lavoravamo, io il bacherozzo. Infagottata nella mia tuta grigia, mi trascinavo tra la cucina e i bagni a pulire o lavare per terra. In sala, non mi facevano entrare. Ci pensava un'altra donna, che evidentemente era meglio di me. Non che ci volesse molto.
Finora non mi aveva mai rivolto la parola, né io a lei, d'altronde. Ma quella volta dovevo averla guardata con troppo insistenza, e mi aveva notato. Non si aspettava la mia risposta, lo capii subito, come capii che quella sua risata che tanto mi aveva colpito non era gioiosa, ma nascondeva imbarazzo. Per la prima volta nella mia vita pensai che non deve essere facile essere una bella donna, anzi, bellissima, essere sempre sotto gli sguardi di tutti. Beh, non ero pronta per commiserarla. Vi pare possibile che un bacherozzo commiseri la più bella del reame?
«Ma dai, non essere sciocca! Tu vai benissimo così come sei...»
Ecco, adesso avrebbe cominciato con i «se ti metti i capelli così o cosà, ti curi un po' di più, ti trucchi...». Quante volte avevo sentito quel discorso! Ipocrite, tutte. Un bacherozzo truccato fa solo più orrore. Questo è. Loro che ne sanno?
Mi strinsi nelle spalle, e non replicai niente. Mi limitai a continuare a guardarla. Liza era a disagio, si vedeva.
«Secondo me, basta che ti tagli un po' i capelli e ti curi un po' di più...»
Ah! Non si smentiscono mai. Mai una che abbia il coraggio di dire: «come me, tu non lo sarai mai.» Io lo so. Quello che mi manca è il loro cuore: i bacherozzi non ce l'hanno, hanno solo una specie di vena rigonfia che ne fa le veci.
Liza non sapeva più che aggiungere, pensava di aver sprecato sin troppo tempo con me. Io continuavo a fissarla senza parlare con i miei occhi tondi, fissi, neri. Da bacherozzo. Rise di nuovo.
«Beh, io vado...»
Quando le afferrai il braccio, quasi se lo aspettava. Non si aspettava il coltello, che calò preciso nel suo petto. Il bel sorriso rimase ancora un po', mentre mi prendevo il suo cuore.
«Voglio essere te.»
Lei rise di quella sua risata bellissima, di gola, che le avevo visto fare tante volte quando un cliente le rivolgeva una qualche battuta spiritosa o un complimento spinto.
La guardavo sempre, Liza. Lei era l'anima del ristorante dove lavoravamo, io il bacherozzo. Infagottata nella mia tuta grigia, mi trascinavo tra la cucina e i bagni a pulire o lavare per terra. In sala, non mi facevano entrare. Ci pensava un'altra donna, che evidentemente era meglio di me. Non che ci volesse molto.
Finora non mi aveva mai rivolto la parola, né io a lei, d'altronde. Ma quella volta dovevo averla guardata con troppo insistenza, e mi aveva notato. Non si aspettava la mia risposta, lo capii subito, come capii che quella sua risata che tanto mi aveva colpito non era gioiosa, ma nascondeva imbarazzo. Per la prima volta nella mia vita pensai che non deve essere facile essere una bella donna, anzi, bellissima, essere sempre sotto gli sguardi di tutti. Beh, non ero pronta per commiserarla. Vi pare possibile che un bacherozzo commiseri la più bella del reame?
«Ma dai, non essere sciocca! Tu vai benissimo così come sei...»
Ecco, adesso avrebbe cominciato con i «se ti metti i capelli così o cosà, ti curi un po' di più, ti trucchi...». Quante volte avevo sentito quel discorso! Ipocrite, tutte. Un bacherozzo truccato fa solo più orrore. Questo è. Loro che ne sanno?
Mi strinsi nelle spalle, e non replicai niente. Mi limitai a continuare a guardarla. Liza era a disagio, si vedeva.
«Secondo me, basta che ti tagli un po' i capelli e ti curi un po' di più...»
Ah! Non si smentiscono mai. Mai una che abbia il coraggio di dire: «come me, tu non lo sarai mai.» Io lo so. Quello che mi manca è il loro cuore: i bacherozzi non ce l'hanno, hanno solo una specie di vena rigonfia che ne fa le veci.
Liza non sapeva più che aggiungere, pensava di aver sprecato sin troppo tempo con me. Io continuavo a fissarla senza parlare con i miei occhi tondi, fissi, neri. Da bacherozzo. Rise di nuovo.
«Beh, io vado...»
Quando le afferrai il braccio, quasi se lo aspettava. Non si aspettava il coltello, che calò preciso nel suo petto. Il bel sorriso rimase ancora un po', mentre mi prendevo il suo cuore.
»
- Blog di Franca Figliolini
- 1226 letture