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Park & Ride andata e ritorno

Di solito ho silenzi d’accidia con me
e abbasso lo sguardo
lasciando che tocchi le ortiche
 
Sembra un contagio non lo è
c’è sempre stata una voglia di sporcarsi le mani
anche qui
qualcosa d’inumano insidia le vie
si fa uomo corrompe
il poco divino che resta nei fiati
ed io sento -che piaccia o no- il rintocco dei denti
la coda arpionare la coscienza sui niente
 
Riposi in pace l’anima rivoluzionaria!
 
Non ho retorica con me
però ho intuito per la vita che infiora l’asfalto
dimestichezza con le lave che zampillano colombe
alcune diventano ghiande
altre protendono bicchieri bianchi
 
Io leggo sorrido persino
ma il fumo racconta la notte di freddo
il violino in un ramo di leccio
Piazza Umberto tremante di notte
e il sacco a pelo diventare pancia di lupo
 

interi continenti scorrono l’uno contro l’altro
non vedo angeli né scarpe ai piedi dei colombi
solo agenti di banca che vanno e vengono sui cellulari
-decidendo, sparando, suicidando, ignorando….-
poi...non era scritto ma oltre gli scaffali appari tu
 
Non leggo molto ultimamente non ho voglia di violare i sogni
perdinci però questo è un bel sorriso quasi non ti riconoscevo
si torna indietro dalla devastazione-questo si che è bello scoprire-
e la carne accende desideri di gatto che in volo…
di giorno invece solo cortesie all’uscita della Feltrinelli
signore c’è uno sconto per lei
signore un cent non è segno di bontà
soltanto cattiveria in un lampo di ignavia
 
Pazienza…
non avrò i miei tramonti per la vecchiaia
un sogno ormai tracimare in un gabbiano
 
Proverò a risalire sul pullman per il Park & Ride
pagherò 600 euro per due rate di auto ci rivedremo a giugno
tu sarai più grassa e più bella forse incinta
abiterai in un’altra dimensione
 
La mia s’ è persa lanciando pomici e lapilli
in uno scontro di placche tettoniche
le stesse che sbattono asfalto qui e là
e lasciano che scorra avarizia nei tacchi a spillo
risalga –dico- le vene e si fermi nel cuore

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