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D'autunno a Mostar


Ora naviga nel cielo una vecchia barca
ma non c’è vecchio alla sua guida
ed io sono qui a fondo fiamme
sull’altra riva ancora lo stesso grido
stesso fuggi fuggi di colombe
 
Ero su un ponte l’ultima volta
e godevo  del mio specchiarmi in acque dolci
che a nuotare dentro
Venere e Orione avrei incontrato
 
Onorato anch’io d’esserci
gustare il gioco di potermi immergere
e non vedere l’ombra delle funi
e lo spettacolo del penzolare
 
Era d’ulivo l’urlo che saliva?
 
Scorreva il rimestare di tempeste
l’arte del promettere e non dare
 
Ditemi voi ossa nell’impasto di teschi e pipistrelli
chi è che gira la  tormenta?
Se si è mai visto topo ghermire la civetta
allora credo  d’essermi ingannato
 
Gli occhi stessi hanno un balzo
li strattona un nervo sano
bisogna far presto
uscire dallo specchio non è facile
fiume d’ossa e sangue non ingannano
gli spari ci sono tutti
di contromisura so solo sopravvivere
aggrapparmi a spighe e leccare le ferite
 
Qualcuno presagiva l’orrore
seguirà il massacro di donne e bambini
fratello contro fratello
blandire lo  stupro sarà legge
obbligo
la spartizione del bottino
 
nessun esilio solo un colpo alla nuca
e fossa ad aspettare dalla mia parte
 
tutt’intorno schernire il Kolo

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