Amy, Acherontia, il Lupo e il Gabbiano nero | Poesia | fintipa2 | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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Amy, Acherontia, il Lupo e il Gabbiano nero

1-Lungo il delirio di una Amy
 
Non ho emozioni con me
fiacchezze di parole
per guardarti ho bisogno d’esserci
vetro contro vetro
ghiaccio nella lingua
 
L’uomo è solo, piccolo e solo
placenta chiusa
ombra
riconosci il fango dalla mano che frantuma
mela d’odio
tua la conoscenza il taglio conclusivo
vedere all’opera il buon Dio
e rifiutarlo
 
Oh! Si la mezzanotte…il patto
furto di luce..così retorico
nell’esigere
nemmeno una luna grigia
a rischiarare
una nenia invece
lanterna in una stanza
dolce nel cullare
di che tempo?
E Il tuo volto chiede mani sui capelli
gli occhi hanno un moto contro
chi sei?
Io sogno tu guardi io non oso
uno specchio
non posso guardarlo non posso dannarmi
dovrò fare a meno delle certezze
chiodi legati a Dio
lo stesso che abita le tue notti
tiranno e giusto
forse
ma non dà tregua
nella piega d’ora il braccio teso l’indice rivolto
il turbamento d’intestino
 
Tu sei qui
semplicemente non dovresti
ci sei
guarda allora senza fiatare
come sballa il suo profumo
anello al dito alcol nelle note
e suona
anche il suono profuma
forte
vorresti chiamarla vita
e rigirarla nel petto
 
Tu che ne sai? Tu vuoi saperlo?
Non puoi afferrarla se sbarra gli occhi e poi scompare
neanche un gesto a ricordarlo
un riassetto di lenzuola
il sapore sciocco del nero
 
Si, ascolterò un verso
back to black sul fondo
riavvolgerò l’anima tu rifarai il letto
 
2- Il lupo
 
La zuffa la vendetta la battaglia
questo ci vorrebbe ma tu sei pura
e vergine scorre l’anima
come fiume carsico che affiora
e poi scompare
 
Dio
non fermarla
 
Bracca il tempo prima che scriva
tardi nella sua mente
 
Tu che non conosci l’ odio
prendine da me e fanne piombo
prendine ti prego
abbatti il lupo
prima che divori le sue carni
3-Acherontia atropos
 
Ci soffiai dentro come avessi vita da ricomporre
ma tu non eri Lazzaro e non eri donna
 
Acino morto volle per sé il dolce
acino morto lasciò che toccassi il seme
anche il seno apriva rigide discese
che assaggiassi –disse-anche il solco dell’aridità
e contemplassi la generazione d’insetto
 
Amo-questo so-
allora eccomi come sono entra nel bozzolo
e ascolta la sfinge farsi femmina
ho per me solo sguardi di marionette
statue illustri nella piazza d’ombre
così furono la mie vite Marie tristi sui balconi
offerta di peccato tra le mani
e baci inascoltati nella quiete dell’inverno
 
Ora qualcosa si fa ala
ora altro ritorna teschio
ed io percorro i miei sentieri soffiando lune
 
Diventerà cattiva la bambola di prato
diventerà buona la bambola morta
impossibile dimenticare l’ortica
non avrà fortuna sulle gambe rotte
porterà dietro lo strascico di verde
e noi continueremo ad infilare ulivi nei marciapiede
a dirci della bellezza di Euclide
nell’incarnato pallido
 
C’è buio oltre la porta
dovrei poggiare i gomiti e volare indietro
ma ci sei tu
maternità di colpe che non assolvi
volo di falena e calor bianco ai ferri
 
4-Gabbiano nero
 
Abbattete quel gabbiano,
abbattete il gabbiano nero
non mi è fratello non fatelo arrivare
meglio non sapere meglio restare incerto
grande è il dio dell’incertezza
innalzerò altari sulla lama del coltello
m’illuderò di vederla ancora
a piedi nudi
volteggiare
voce d’aquila piume di colomba
 
Così fragile così mortale
tutta in un riflesso di smeraldo
tutta in un orlo di luna nera
non voglio che giunga
con l’ultimo suo sguardo
non voglio che racconti della foiba
sotto al ponte
 
Abbattete quel gabbiano
non voglio che mi porti
il buio del suo cuore

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