Sorseggiando un sakè in un sudicio sushi bar di Sassari tra sgombri, saraghi, scorfani e sardine, mi sedetti sopra uno sgabello di rovere di Slavonia per seguire sullo schermo il sequel del film Superman (episodio sesto) con Sharon Stone, Scialpi e Omar Sharif, diretto da Steven Spielberg e girato a settembre nelle selvagge savane del Sudafrica in dolby surround.
Soddisfatto dalla situazione mi sollevai dallo scomodo scranno,
salii sulla mia Saab color seme di sesamo, senza un sedile, imboccai la superstrada e raggiunsi un sordido supermercato dove, preso da shopping compulsivo, comprai un set di saponette al sambuco siberiano, due sturalavandini, spaghetti di semola, saltimbocca surgelati, sei siringhe, salmoni della Scandinavia già scaduti, sette solette del Dr Sholl, tre salamelle di suino e poi, sedano, salvia, senape e shampoo al sidro per capelli secchi.
Caricai le mie sporte e mi spostai in una palestra di sumo dove, per raggiungere il peso forma di 150Kg
mi fecero ingurgitare sei litri di succo di sorgo, sedici uova di struzzo, sei scottadito in salsa di sequoia, scaloppine di squalo dei Sargassi in salamoia, straccetti di stornelli al Sangiovese e, per finire una sostanziosa torta Sacher alla salsa di sterlizia dell'Alta Savoia.
Così sfinito, me ne tornai alla mia suite al sesto piano, mi tolsi le sneakers color sangue di somaro, mi sdraiai sul mio sofà in pelle di salamandra di Sumatra e lasciai libero sfogo ai miei problemi di intenso meteorismo scatenante!
Sorbole!
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