Caracollando per Capri col mio cane carlino di nome Carlo, conobbi per caso una cittadina di Cremona ex casalinga, col suo cocker di nome Ciro e che ora faceva la cuoca in un convento di Carmelitane con le calze perché avevano sempre i piedi freddi.
Chiaccherammo davanti a due crodini e a cinque crostini al Camembert approfondendo la conoscenza e così la invitai nel mio chalet per continuare la chiacchierata e mostrarle la mia collezione di carcasse di carapace di tartarughe Caretta-Caretta delle isole Comore e quella di cucurbitacee cornute del Caucaso centrale.
Chiaramente l'intento era quello di suscitare uno choc e poi concupirla e così, dopo i soliti convenevoli, con il sottofondo di una compilation di canzoni dei Cugini di campagna e un paio di chupitos, conclusi la serata su un letto a forma di cuore con un coitus interruptus da coppa dei campioni e un urlo che fece cadere sul comò la foto di mio nonno Cosimo sopra una cozza in ceramica firmata Le Corbusier.
Il giorno dopo la congedai cordialmente dopo averla caricata sulla sua jeep Cherokee e le regalai, per sdebitarmi della compagnia, una curiosa collanina in corallo delle isole Caiman, un ciuccio in cristallo e un caciocavallo di mio zio Carmelo che faceva il casaro a Catanzaro in concorrenza con suo cugino che aveva il caseificio "La caciotta" a Cosenza.... e che cacchio ragazzi....!
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