Scritto da © ferdinandocelinio - Gio, 21/02/2019 - 00:26
La luna non illumina che un quarto
della mia bocca a mezzanotte che beve il caffè.
Qui il nero è un camminare a piedi nudi dentro chilometri di niente,
uno stare a masticare questa plastica angoscia come dentro una tragedia antica.
Dentro il nero
si tende a dimenticarsi delle cose semplici.
ci si perde in delle facili astrazioni.
Questa mia bocca illuminata per un quarto. Questa vita
che sconvolge. Dove sono gli abiti che mi hanno vestito?
A che punto sono della morte?
La città è come se s’accasciasse sulla guancia di Dio,
al primo autobus sarà primavera.
*
Passo oltre il miracolo
più malato di un amore durato oltre i 50 anni
non ho un posto dove stare
se non in questo obliarsi del presente
sono alto sull’abisso come la poiana
mi nutro della parola scritta o dettata
mi drogo fagocito i miei occhi
la mia bocca di bestemmie rotonde di denti bisticciati
le cose sono lente, veloci, veloci e lente e io sono al di là
al di là del miracolo passo oltre
oltre la granata e il primo e l’ultimo suono del mandolino
non si soffre qua non si sente niente
qua è oltre il miracolo
più vicini alla morte, più vicini alla vita
*
il silenzio invade la geometria del tempo
dello spazio raccogli le mani
sotto l’altare di pietra
s’incastra il filo nell’asola la neve
tocca terra
e io sono così pieno
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