L’equilibrio del tronco è meno stabile
del forno solare: non illumina all’esterno,
è privo di fiamme, si apposta nel giorno
battente e lo intrama di capsule onnivore
che respirano tra parentesi di terra; limitato
dalla vicenda dei taglialegna, si è liberato
per finire al carpentiere sui calli: quello
ha un pugno a martello, pianta chiodi
per assi e perde definitivamente il lavoro
di secoli; la mano accarezza gli infissi,
il legno – così come se lo aspetta
il cemento – è troppo morbido per l’edificio
del vento, ma l’elasticità permette alle fibre
di superare la brutalità dei piegamenti; qualcuno,
e sei tu, pezzo a pezzi, mi dici: ci vuole
natura intelligente se fanno per spezzarti
ed intanto ti curvi per evitare il peggio;
l’acciaio impiega più tempo a diventare
agile, mentre lassù, dove l’anca del cielo
si irrigidisce e il dio dell’altezza sostiene
l’incantamento di rare rugiade,
il tronco non serve pertanto
resiste in terra.
- Blog di ferdigiordano
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