Scritto da © ferdigiordano - Lun, 22/10/2012 - 14:02
Ho oggi quarantamilioni d’anni, e questa identità
di vampe. Pure, non hanno smesso di scrivermi da
tanto lontano, né smetteranno nei prossimi
quantamilioni d’anni, e tutto ciò mi pone nel mezzo
di una rissa gioiosa, una lettura di grido.
So di venire da un certo anello. Una furia interrotta
o una sontuosa fiamma. Così penso di voi
e di [eccetera eccetera].
Sento che abbiamo costruito da soli
il corpo come si vede. Il congegno iniziale
adunco, naso o chela che fosse,
era lo scafo privo d’àncora
modellato dal circostante che allarga ogni parallelo.
In questa officina
di carne, se mai resterà tale, poggiata sul cuoio
della sfera che ci rotola, opera lo strumento
ineffabile, il Fabbro soprattutto,
con la congerie di fuochi
di forge di spiritelli dubbiosi ma perseveranti,
in un rumore congenito, occipitale, di forse ed errori.
Amo non aver finito seduta stante
e nient'altro.
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