Scritto da © ferdigiordano - Gio, 09/01/2014 - 13:15
Mmmmh... I timpani sono il giusto mezzo
per confermare le partenze, basta liberare
l’orecchio in ogni senso. Battere sempre
parole mi fa sentire descritto da altre voci,
nonostante il suono sia controllato dai tasti,
l’acustica di un lettore è soltanto analogica.
Corrisponde agli occhi se imposta la voce.
Poi lei si avvia con gambe che sembrano onde.
per confermare le partenze, basta liberare
l’orecchio in ogni senso. Battere sempre
parole mi fa sentire descritto da altre voci,
nonostante il suono sia controllato dai tasti,
l’acustica di un lettore è soltanto analogica.
Corrisponde agli occhi se imposta la voce.
Poi lei si avvia con gambe che sembrano onde.
Mmmmh… Viene in mente il silenzio, seguito
da una folla di sillabe. Ieri è già fuori dai denti. Avverto
la vostra presenza. In realtà non ignoro il carico
tremendo sulla carta, ma se oggi voglio uscire dal vortice,
occorre troncare il tendine del foglio elettronico.
Dov’è?
la vostra presenza. In realtà non ignoro il carico
tremendo sulla carta, ma se oggi voglio uscire dal vortice,
occorre troncare il tendine del foglio elettronico.
Dov’è?
Mmmmh… Sono cosciente, non me ne lamento,
piuttosto, provo gratitudine verso il legno: vorrei
qui il bosco che mi ha dato il verde: il verde più sobrio
dell’anno è di stagione quanto ancora viene
dal porto il crepitio delle gomene, rende più chiaro
il sortilegio dell’inverno oltre le catene del vetro. Chiedo
si faccia attenzione al mormorio iniziale del vento. Chiedo
attenzione per tutte le tempeste nel punto interno in cui tuona
ogni verbo, molto prima che, apparsa sulla soglia
a misura delle spalle, segue la precipitazione
a cadere.
Ah lei, quando arriva, spesso lo fa per sempre.
Allora resto immobile. Mi accerto che le porte
si aprano ai rientri. Mmmmh… Lei, quando parte
non è la stessa presenza. Lei non è sola
là fuori: dentro è diverso, se io ci sono.
Il riferimento alle gomene sarebbe il vero rumore
se lasciassi questa poltrona e l’intero Universo
mi accogliesse di corsa (verso la fine?,
o piuttosto alla nursery di tutta questa assenza?)
Tuttavia, ti vedo sabotare gli ancoraggi sfavillanti,
imbarcata sulle anche che mollano le gomene,
allora penso:- Mmmmh… Le farfalle
nel loro millennio quotidiano
non si interessano degli orologi.
piuttosto, provo gratitudine verso il legno: vorrei
qui il bosco che mi ha dato il verde: il verde più sobrio
dell’anno è di stagione quanto ancora viene
dal porto il crepitio delle gomene, rende più chiaro
il sortilegio dell’inverno oltre le catene del vetro. Chiedo
si faccia attenzione al mormorio iniziale del vento. Chiedo
attenzione per tutte le tempeste nel punto interno in cui tuona
ogni verbo, molto prima che, apparsa sulla soglia
a misura delle spalle, segue la precipitazione
a cadere.
Ah lei, quando arriva, spesso lo fa per sempre.
Allora resto immobile. Mi accerto che le porte
si aprano ai rientri. Mmmmh… Lei, quando parte
non è la stessa presenza. Lei non è sola
là fuori: dentro è diverso, se io ci sono.
Il riferimento alle gomene sarebbe il vero rumore
se lasciassi questa poltrona e l’intero Universo
mi accogliesse di corsa (verso la fine?,
o piuttosto alla nursery di tutta questa assenza?)
Tuttavia, ti vedo sabotare gli ancoraggi sfavillanti,
imbarcata sulle anche che mollano le gomene,
allora penso:- Mmmmh… Le farfalle
nel loro millennio quotidiano
non si interessano degli orologi.
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