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Il cielo dà una volta soltanto

 

Non guarderai nemmeno attraverso i miei occhi, né prenderai da me,
Ascolterai ogni cosa e la filtrerai per tuo conto.
 
(Walt Witman da: “Poem of Walt Whitman, an American”
Trad. Igina Trattoni  –  Newton Compton Editori)

 
Noto che i polmoni sono tane. Vi si rifugia
il respiro
e, per quanto io fumi, non si riscaldano.
Ànemos
infila la gola fermandosi trepido:
l’aria stanca,
al limite sboccata.
Le immagini per lo più alzano il tono,
mutano di poco il paesaggio, portatore sano
di una epidemia di fianchi.
 
Un uomo
avverte la sua fronte corrucciata,
si sente allo scoperto,
cerca sicurezza in altri panni,
liberamente tratti
da una caterva di casi accidentali.
 
“La natura è un fenomeno,” pensa, “da attimo ad attimo
si somiglia appena. È comunque inizio continuo, senza fine.
È a piedi nudi, fa la sua strada mentre la percorre. Vorrei
sapervi felici e sereni da tanto, ora che siete mai più lontani.” 
E per tanto: quale corsa consente Ànemos
carburante di ogni diaframma? – Al diavolo!
Adesso basta rifiatare soltanto!
 
Pendolo le braccia, si agitano
legate al tronco 150 centimetri dal passo,
dove più o meno è la bocca,
aperta che vi passa la notte
come una luce affannata:
cerca Ànemos,
l’insufflatore. Ha l’aspetto del treno di Bayard,
corre su binari di sangue
dove il sangue accende candele votive.
Pensieri che sbuffano, quasi
le stazioni non fossero ad una parte e all'altra
della vita, ma quotidiane.
Interi paesi sorti per incanto
da un solo cittadino, da un’unica casa. Magari
qualcosa li richiama: 
il più vorticoso Ànemos
che io ricordi è in una cornice, ormai.
 
Ora lascio che a trainare sia l’Amata: segreta
atmosfera da fuoco che scema, luce soffusa,
fiammelle nei palmi, calma dedotta,
rifugio, ricovero nell’abbraccio, effusioni,
questa intimità corta del rigo corto,
mentre la mano cerca il reddito altrove.
A me piace
la scoperta delle labbra nelle parole: di come
quelle
espongano il senso e Ànemos mostri il dove,
o chi.
 
E a voi?
 
Noto
che la parola appassionata matura
appena nata, poi scompare.
Troppe bocche avallano lingue industriali,
sillabe ridotte a chiavi, midolli scoloriti e altri biancori minerali.
Io non so.
Vorrei sapervi felici e sereni da tanto, ora che siete
mai più contati.
Ma compariamo: tutti, fronte al creato.
 

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