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Eppure dicevamo (*)

 
Getta nella mischia più di un silenzio.
Il silenzio è quella parte di te prima

che ti fosse consegnato il corpo.
È quel verbo antecedente il bigbang, poi
il respiro dà alla voce una mammella.
                        Ricorda che questo
è un uomo, e l’uomo cresce tanto o annoia.
            È pesce e non pesce.
Quella mezzaluna sull’unghia, il rosato
è aggressivo e tagliente.
                        Così ero ieri:
privo di chele, corazzato a dismisura
per filo e per segno.
            L’occhio come ariete
all’assalto di castelli difesi da tempo.
Sono passato in un momento
nello stesso punto in cui avrei dovuto
                        stare fermo.
Qualcuno mi diceva: non sederti sul tetto.
Questo è il lucernaio, qui un dio dimentica
che prende dal sedere il silenzio e
tutti i pesci e non pesci ascoltano solo
figure intere. Quassù niente viene da mare
                        se non sta in piedi.
            Me lo ha detto a lungo.
                        Ha parlato
per difendermi dal percorso. Era sul tetto
un vero inferno in cui tutti espongono brandelli
            di lingue
che fuori dalla bocca si perdono. 
 
 
(*) Ad un amico "polidattilo", al mio "manacer", perché innalzi la soglia della sfiga e si abbassi quella della più prossima fortuna (aver compagno al duol...).

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