Scritto da © Fausto Raso - Dom, 21/10/2012 - 00:59
Il nostro bell’idioma è pressoché ricco di parole barbare – cioè di parole straniere – accolte in pompa magna dai nostri dizionari e adoperate, quindi, a ogni piè sospinto (anche se molto spesso se ne potrebbe fare volentieri a meno essendoci il termine “omologo” italiano).
Una di queste parole è “robot” che – come tutti sappiamo – significa “macchina elettronica”. Ciò che non tutti sanno, invece, è che la provenienza del termine non è francese, bensí ceca. Coloro, dunque, che pronunciano “robòt” (con l’accento sulla seconda “o”) danno a questo vocabolo un’accentazione “topica”, vale a dire errata. La parola, come dicevamo, è di origine ceca e deve conservare, per tanto, l’accentazione originaria; l’accento, insomma, cioè il “tono” della voce, deve cadere sulla prima “o” (ròbot). Non esiste una pronuncia alla francese; chi segue questa moda sapendo di prendere una topica, sapendo, cioè, di sbagliare, lo fa per puro “snobismo linguistico”. L’accentazione corretta – ripetiamo – è solo quella in cui il “tono” della voce cade sulla prima “o”.
Il termine che indica una “macchina automatica a comando elettronico o elettromeccanico” atta a vari usi è il nome proprio ceco Ròbot che lo scrittore Capek “estrapolò” dal sostantivo “ròbota” (‘lavoro pesante’) per designare gli automi protagonisti del suo dramma (‘R.U.R.’ – Rossum’s Universal Robots). Dopo la traduzione in lingua italiana il vocabolo si diffonde nel nostro Paese e il solito sapientone (questa categoria non manca mai, soprattutto nelle redazioni dei giornali, “diffonditori” di cultura) lo pronuncia “alla francese”, dando la stura all’accentazione “topica”, cioè maledettamente errata.
Quanto a “topica”, nel caso specifico, non è il femminile dell’aggettivo topico (il vocabolo lo abbiamo virgolettato, infatti) che ha tutt’altro significato, ma un sostantivo che significa “sbaglio” ed è adoperato soprattutto nell’espressione “fare una topica”, prendere, cioè, un abbaglio, un granchio.
Abbiamo scelto questo termine perché vogliamo scoprire il significato “nascosto” del vocabolo. Per questo ci affidiamo alle sapienti note dell’illustre e compianto linguista Aldo Gabrielli. Vediamo, dunque.
“I Lombardi dicono ‘fare una topica’ nel significato di ‘inciampare’ in un ostacolo, ma anche di ‘sbagliare’, ‘prendere un granchio’. La ‘topica’ è proprio l’inciampata, l’incespicata, in senso proprio e figurato. In dialetto dicono anche ‘topicc’, nel maschile, e ‘topicada’, col diminutivo ‘topicadina’. Tutto questo discende dal verbo ‘intopicà’, ridotto per aferesi a ‘topica’, italianizzato in ‘intoppicare’: che è poi la forma iterativa dell’italiano ‘intoppare’, cosí come ‘inciampicare’ è l’iterativo di ‘inciampare’. Sono anni ormai che ‘topica’ è passato nei dizionari di lingua (…)”.
La topica, dunque, come si evince chiaramente dalle parole del Gabrielli, è un idiotismo, vale a dire una parola, una locuzione particolare dialettale che, spurgata della sua “volgarità”, è entrata a pieno titolo nel patrimonio linguistico nazionale. E noi, senza rendercene conto, l’adoperiamo nel nostro parlare quotidiano.
Fausto Raso
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