Scritto da © Fausto Raso - Gio, 30/07/2015 - 13:34
Chi sa se i nostri affezionati e assidui lettori che seguono le nostre modeste chiacchierate sull’uso corretto della lingua di Dante sanno che – per la lingua – stanno sempre seduti. Ce lo dice se l’etimologia, ovverosia la scienza che studia l’origine (e l’evoluzione) delle parole. Vediamo perché, dunque.
Il verbo “sedere” ha generato molti deverbali (sostantivi o aggettivi derivati da un verbo) tra i quali assiduo, per l’appunto, che letteralmente significa che siede accanto, che costantemente è seduto vicino alla stessa persona o cosa (nel nostro caso l’assiduo è sempre seduto davanti al computiere*).
Sedere, dicevamo, ha partorito molti sostantivi e aggettivi (ma anche verbi); tralasciamo i più noti in cui il verbo sedere traspare dalla stessa parola (sedia, seggio, sede, seggiola ecc.) per occuparci di quelli in cui nessuno sospetterebbe la presenza del verbo su menzionato.
Cominciamo con sessione che sta per «periodo durante il quale una commissione, un tribunale, un’assemblea si riunisce per consultare, giudicare, esaminare, deliberare» i cui componenti sono... seduti, appunto. Assediare, figuratamente, «esser seduti davanti (nell’attesa che il nemico deponga le armi)».
Consesso, «riunione di persone che siedono assieme». Dissidente, «che siede separato» dagli altri perché in disaccordo. Assessore, «colui che siede accanto» (al sindaco o ad altri personaggi autorevoli; quando il sostantivo nacque indicava un funzionario incaricato di assistere un suo superiore).
Presiedere, letteralmente «sedere dinanzi», quindi dirigere, comandare, sorvegliare, da cui abbiamo anchepreside e presidente. Residuo, alla lettera «ciò che rimane seduto», quindi «ciò che resta (di una cosa)».Possedere, da potis (padrone) e sedere, letteralmente «aver sede», quindi «occupare una sedia», una sede (da padrone).
Soprassedere, «sedere sopra» (una decisione da prendere), quindi rinviare, rimandare. Insediarsi, «prender sede». Risiedere, «aver sede», da cui abbiamo residenza. Insidiare, propriamente «esser seduti in un luogo in agguato». Sedentario, che sta, abitualmente, seduto.
E sempre a proposito del verbo sedere, anche se alcuni vocabolari lo consentono, sconsigliamo recisamente l’inserimento della i nel futuro indicativo e nel presente condizionale. La e della radice di sedere dittonga in ie solo quando detta vocale ha l’accento tonico.
Il verbo “sedere” ha generato molti deverbali (sostantivi o aggettivi derivati da un verbo) tra i quali assiduo, per l’appunto, che letteralmente significa che siede accanto, che costantemente è seduto vicino alla stessa persona o cosa (nel nostro caso l’assiduo è sempre seduto davanti al computiere*).
Sedere, dicevamo, ha partorito molti sostantivi e aggettivi (ma anche verbi); tralasciamo i più noti in cui il verbo sedere traspare dalla stessa parola (sedia, seggio, sede, seggiola ecc.) per occuparci di quelli in cui nessuno sospetterebbe la presenza del verbo su menzionato.
Cominciamo con sessione che sta per «periodo durante il quale una commissione, un tribunale, un’assemblea si riunisce per consultare, giudicare, esaminare, deliberare» i cui componenti sono... seduti, appunto. Assediare, figuratamente, «esser seduti davanti (nell’attesa che il nemico deponga le armi)».
Consesso, «riunione di persone che siedono assieme». Dissidente, «che siede separato» dagli altri perché in disaccordo. Assessore, «colui che siede accanto» (al sindaco o ad altri personaggi autorevoli; quando il sostantivo nacque indicava un funzionario incaricato di assistere un suo superiore).
Presiedere, letteralmente «sedere dinanzi», quindi dirigere, comandare, sorvegliare, da cui abbiamo anchepreside e presidente. Residuo, alla lettera «ciò che rimane seduto», quindi «ciò che resta (di una cosa)».Possedere, da potis (padrone) e sedere, letteralmente «aver sede», quindi «occupare una sedia», una sede (da padrone).
Soprassedere, «sedere sopra» (una decisione da prendere), quindi rinviare, rimandare. Insediarsi, «prender sede». Risiedere, «aver sede», da cui abbiamo residenza. Insidiare, propriamente «esser seduti in un luogo in agguato». Sedentario, che sta, abitualmente, seduto.
E sempre a proposito del verbo sedere, anche se alcuni vocabolari lo consentono, sconsigliamo recisamente l’inserimento della i nel futuro indicativo e nel presente condizionale. La e della radice di sedere dittonga in ie solo quando detta vocale ha l’accento tonico.
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Ecco un verbo dall'apparente "sapore volgare": cazzare*. Da questo verbo il modo di dire "essere come cazza e cucchiaia". Si veda qui*.
Fausto Raso
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