Scritto da © Fausto Raso - Lun, 21/09/2015 - 21:40
Tutti noi, piú o meno, conosciamo (o dovremmo conoscere) il significato del termine "onomatopèa" che, alla lettera, vuol dire "imito il nome", "faccio il nome" ed è composto con le voci greche "ònoma" (nome) e "poièo" (faccio, imito). L'onomatopèa, per tanto, possiamo considerarla - senza tema di essere smentiti - la fonte piú ricca di termini o radici di parole di lingue primitive di ogni regione del mondo; prima l'istinto, poi la volontà di imitazione hanno "alimentato" e allungato la infinita serie di suoni onomatopeici: il "crac" (senza il "k", altrimenti cambia di significato), per esempio, che cosa è se non la riproduzione, l'imitazione del suono che emette un oggetto quando si rompe? Per rendersi conto di quanto sia diffusa l'onomatopèa basta ascoltare un bambino che chiama "bau-bau" il cane, "pio-pio" il pulcino, "co-co" la gallina e cosí via. Il bambino, quindi, è l' «onomatopeista» per eccellenza e proprio i fanciulli hanno coniato - anche se non tutti i linguisti sono d'accordo - i vocaboli "mamma" e "papà". Queste noterelle, dunque, hanno lo scopo di fare un po' di chiarezza in questo sterminato campo della linguistica perché molti ritengono - erroneamente - che alcune parole definite da qualche pseudolinguista "onomatopeiche" sono nate dal tentativo di imitare i "suoni" degli animali. No, non sempre è cosí. "Ronzare" , tanto per fare un esempio, viene dal verbo latino 'rundiare' che significa girare, 'fare la ronda' (il cane, come si può notare non c'entra affatto), mentre tubare è un prestito del tedesco "Taube" (colomba) e non ha nulla che vedere con il... "tu-tu". Coloro che tubano, per tanto, si comportano come le colombe ma non le imitano sotto il profilo onomatopeico, anche se, siamo sicuri, non mancherà qualche Bastian contrario che ci manderà i suoi "strali correttivi". Ma ci siamo abituati e andremo avanti lo stesso per la nostra strada, convinti di quanto asseriamo. Nessuno, invece, potrà contestarci se diciamo che i "suoni" della natura ci hanno suggerito moltissime parole di origine... onomatopeica. Ne diamo un breve elenco - a caso - lasciando al lettore il gusto di scoprire il significato esatto consultando un buon vocabolario della lingua italiana. Vediamo, dunque. Scroscio, sgorgare, tintinnío, borbottare, cigolare, tartagliare, trillare, squittire, bisbigliare, dondolío, sciacquare, sussurrare, gorgogliare. Ma anche i "suoni" degli animali - come accennavamo all'inizio - ci hanno dato la possibilità di coniare molte parole come, per esempio, "belare", "pigolare", "grugnire", "frullare". Quando domandiamo a una persona che cosa le frulla per la testa adoperiamo un verbo "animalesco". Quale animale? Scopritelo, gentili amici.
Fausto Raso
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