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Lingua italiana: curiosità e altro

Pressoché tutte le lingue europee e quelle dell'Asia occidentale ci presentano i suoni delle vocali nell'ordine "consueto", quello noto a tutti: a, e, i, o, u. Bene. Quest'ordine, sostengono alcuni studiosi di lingue, è "capriccioso e arbitrario". Dopo lunghi e approfonditi studi sulla materia, questi "scienziati della lingua" sono giunti alla conclusione che l'ordine esatto è quello che dispone i suoni delle vocali in scala (come le note musicali) secondo una gamma che segni le "relazioni correnti fra un suono e l'altro. Quest'ordine perfetto sarebbe -- in scala ascendente -- u, o, a, e, i; oppure -- in scala discendente -- i, e, a, o, u.
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La maggior parte delle persone è convinta/sono convinte che i verbi derubare e rubare si possono/possano adoperare indifferentemente, siano i.e. interscambiabili. No, non è così. E coloro che amano il bel parlare e il bello scrivere devono seguire i dettami del linguista Giuseppe Rigutini giusta il quale "si rubano le cose" e  "si deruba la persona". Non si dice, infatti, che "i banditi hanno rubato un milione di euro" e che i borseggiatori hanno derubato il signor Bianchini del portafogli"? In proposito si noti anche la diversa costruzione dei due verbi: derubare una persona di qualcosa o anche -- assoluto -- derubare una persona; rubare qualcosa a una persona. Sotto il profilo etimologico i due verbi hanno origini diverse: rubare viene dall'antico tedesco "raubon" (bottino, roba). Da questo "raubon" -- attraverso il solito passaggio semantico --  si è fatto rubare: chi ruba sottrae con la forza il... bottino ('raubon'). Derubare, invece, è il gallico "dérober", ma, sembra, abbia "antenati" teutonici. I verbi, in oggetto, comunque, non sono prettamente italici.
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Ancora un termine franco-teutonico: bugia. Se apriamo un qualsivoglia vocabolario della lingua italiana alla voce "bugia" leggiamo: asserzione contraria alla verità. La sua origine, come dicevamo, non è squisitamente italiana ma franco-germanica: bauzia ("bausi") che significa "cattiveria", "frode", "malizia". Da bugia è stato coniato il verbo "bugiare" (dire bugie) il cui uso, però, è desueto: molti vocabolari, infatti, hanno relegato questo verbo nella soffitta della lingua. Sono vivi e vegeti, invece, gli altri derivati: bugiardaggine, bugiarderia (serie di bugie) e bugiardo.

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