Scritto da © Fausto Raso - Sab, 31/10/2015 - 17:37
«Ciao, imbecille – lo apostrofò con entusiasmo Paolo – vedo finalmente che sei completamente guarito». Giovanni – suscitando la meraviglia dei presenti – anziché risentirsi gli corse incontro e lo abbracciò calorosamente. I due erano amici per la pelle da vecchia data; potevano permettersi reciprocamente di prendersi a male parole, anche se, per la verità, l’intenzione di Paolo non era questa.
Voleva semplicemente sfoggiare la sua passione per l’etimologia: Giovanni era stato vittima di un incidente stradale in seguito al quale era stato costretto a portare il bastone per un lungo periodo. Ora, perfettamente guarito, era un autentico imbecille.
Sì, dal punto di vista etimologico l’imbecille è colui che è senza bastone (dal latino in-bacillum). Giovanni, quindi, non più claudicante era la perfetta immagine dell’imbecille. La questione, però, è controversa; non tutti gli autori concordano su questa spiegazione, la riportiamo perché ci sembra interessante e più veritiera. Ma andiamo con ordine.
I Greci da βακ– (bàk), una radice comune a moltissime parole, coniarono il termine βάκτρον (bàktron, bastone) e il suo diminutivo βακτήριον (bàkterion, bastoncino). Il nostro batterio, quel microrganismo che insidia la nostra salute non è, infatti, un bastoncino?
I nostri antenati romani, a loro volta, dal greco βακ– (bàk) costruirono baculum con il medesimo significato del greco βακτήριον (bàkterion), e il suo diminutivo bacillum. Il nostro bacillo non vi dice nulla?
Giunti a questo punto, cosa ti inventarono i discendenti di Romolo per dare il concetto di una persona debole, fiacca? Ricorsero all’immagine di una persona priva di sostegno, di appoggio, cioè senza bastone. Al termine bacillum applicarono il prefisso negativo in (senza) e nacque, così, in-bacillum (senza bastone) che attraverso varie leggi grammaticali si tramutò in imbecillum. In senso traslato, quindi, l’imbecille è una persona fiacca di mente, un insulso, un idiota, insomma un buono a nulla.
Si presti attenzione, però, a proposito dell’in di imbecille, non sempre è un prefisso negativo come nel caso di imbecille, appunto; può anche avere un valore rafforzativo o intensivo: immettere; infiammare; imbattere, ecc. Occorre anche ricordare che il prefisso in segue rigorosamente la legge linguistica dell’assimilazione davanti alle consonanti l, m ed r. Tornando all’imbecille, cioè alla persona debole di mente, sciocca, ci piace riportare un pensiero di Léon Bloy, tratto dal «Mendicante ingrato»: non esiste il caso, perché il caso è la Provvidenza degli imbecilli, e la Giustizia vuole che gli imbecilli non abbiano Provvidenza.
Voleva semplicemente sfoggiare la sua passione per l’etimologia: Giovanni era stato vittima di un incidente stradale in seguito al quale era stato costretto a portare il bastone per un lungo periodo. Ora, perfettamente guarito, era un autentico imbecille.
Sì, dal punto di vista etimologico l’imbecille è colui che è senza bastone (dal latino in-bacillum). Giovanni, quindi, non più claudicante era la perfetta immagine dell’imbecille. La questione, però, è controversa; non tutti gli autori concordano su questa spiegazione, la riportiamo perché ci sembra interessante e più veritiera. Ma andiamo con ordine.
I Greci da βακ– (bàk), una radice comune a moltissime parole, coniarono il termine βάκτρον (bàktron, bastone) e il suo diminutivo βακτήριον (bàkterion, bastoncino). Il nostro batterio, quel microrganismo che insidia la nostra salute non è, infatti, un bastoncino?
I nostri antenati romani, a loro volta, dal greco βακ– (bàk) costruirono baculum con il medesimo significato del greco βακτήριον (bàkterion), e il suo diminutivo bacillum. Il nostro bacillo non vi dice nulla?
Giunti a questo punto, cosa ti inventarono i discendenti di Romolo per dare il concetto di una persona debole, fiacca? Ricorsero all’immagine di una persona priva di sostegno, di appoggio, cioè senza bastone. Al termine bacillum applicarono il prefisso negativo in (senza) e nacque, così, in-bacillum (senza bastone) che attraverso varie leggi grammaticali si tramutò in imbecillum. In senso traslato, quindi, l’imbecille è una persona fiacca di mente, un insulso, un idiota, insomma un buono a nulla.
Si presti attenzione, però, a proposito dell’in di imbecille, non sempre è un prefisso negativo come nel caso di imbecille, appunto; può anche avere un valore rafforzativo o intensivo: immettere; infiammare; imbattere, ecc. Occorre anche ricordare che il prefisso in segue rigorosamente la legge linguistica dell’assimilazione davanti alle consonanti l, m ed r. Tornando all’imbecille, cioè alla persona debole di mente, sciocca, ci piace riportare un pensiero di Léon Bloy, tratto dal «Mendicante ingrato»: non esiste il caso, perché il caso è la Provvidenza degli imbecilli, e la Giustizia vuole che gli imbecilli non abbiano Provvidenza.
Si veda etimo.it.
Fausto Raso
»
- Blog di Fausto Raso
- 2117 letture