Scritto da © Fausto Raso - Mar, 07/01/2014 - 01:12
Fra qualche giorno è la festività della Befana e la tradizione vuole che porti i regali ai bambini (ma non solo) che si sono comportati bene durante l’anno appena trascorso. Noi intendiamo fare un regalo ai nostri amici blogghisti parlando del... regalo. Che cosa è questo regalo? Per saperlo dobbiamo chiamare in causa il padre della nostra lingua: il nobile latino. È necessario, però, prendere il discorso un po’ alla lontana. I Latini, dunque, avevano un verbo, “regere”, passato pari pari nella lingua volgare (l’italiano) se si eccettua l’aggiunta di una “g” (reggere). Questo verbo aveva un’infinità di significati: governare, guidare, reggere, condurre, dirigere. Il sostantivo “re”, infatti, non è altro che un deverbale, vale a dire un nome derivato dal verbo “reggere”, precisamente è l’accusativo “re(gem)” tratto da “regere”, per l’appunto. Il re, dunque, è colui che “regge” le sorti di uno Stato. Da “re” sono stati formati gli aggettivi “regio” e “regale”. Da quest’ultimo vocabolo, attraverso la lingua dei nostri cugini spagnoli, ci sono giunti i termini “regalo” e “regalare”. Il regalo, propriamente, è un “dono al re”, mentre lo spagnolo “regalar” - sempre propriamente - significa “rendere omaggio al re”. Attraverso i secoli il regalo ha perso il significato originario di “dono al re” assumendo l’accezione generica di dono e il verbo regalare quella - sempre generica - di “offerta che si ritiene utile e gradita”.
Fausto Raso
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