Far la pace di Marcone | Lingua italiana | Fausto Raso | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

Login/Registrati

To prevent automated spam submissions leave this field empty.

Commenti

Sostieni il sito

iscrizioni
 
 

Nuovi Autori

  • laprincipessascalza
  • Peppo
  • davide marchese
  • Pio Veforte
  • Gloria Fiorani

Far la pace di Marcone

Questa locuzione - forse non molto conosciuta - si adopera quando si vuole mettere in evidenza il carattere iracondo di una persona, che si cruccia per un nonnulla e subito dopo è pronta a far pace; ma è una pace di brevissima durata perché poi...  ricomincia daccapo.  Sull'origine del modo di dire si narrano molte storielle antiche di autori popolari, quindi...  sconosciuti. Ne riportiamo alcune, tra le quali la prima ci sembra piú verosimile. «Marcone fu un uomo plebeo di carattere bestiale e bizzarro; però di cuore non duro. Quando alcuna cosa gli andava a traverso, se la prendeva con la moglie; ma passato l'impeto tornava in sé. Taroccava e bastonava la moglie; e poi la pettinava. Il giorno appresso tornava a far lo stesso; e il vicinato che assisteva a queste scene lo messe in proverbio: la pace non cementata dall'affetto e dal pentimento sincero è la pace di Marcone». La seconda storiella - che riteniamo interessante - «narra di un tale Marcone, che, fieramente sdegnato contro uno che lo aveva offeso, voleva vendicarsi. Intromessisi gli amici, disse di far pace, e quegli gli credettero. Venuto il nemico per dare e ricevere il bacio, la fiera di Marcone gli staccò il naso netto netto con un morso». L'ultima che abbiamo scelto «narra di uno scimunito di un villaggio della Toscana, certo Marcone. Qui essendo alcune private inimicizie, il Pievano volle adoperarsi a mettere la pace fra le parti, e preparò la predica in forma sulla pace. Fra i molti temi volle figurasse questo: che anche le persone sciocche amano di stare in pace col prossimo; e perché l'argomento non patisse eccezioni, e facesse l'effetto suo in modo sorprendente, chiamò a sé Marcone, e segretamente gli disse che avrebbe fatto la domenica appresso una predica così così, e che a un certo punto avrebbe detto: "E tu Marcone, che vuoi? Rispondi franco la pace, la pace". Fecero le prove, e la cosa pare dovesse riuscire a meraviglia. Venuta la domenica, e andato in chiesa tutto il villaggio, il buon Pievano attaccò a predicare, e via via accalorandosi quando venne al forte argomento, il quale dovea, come si dice, tagliar la testa al toro, e con voce altisonante esclamò: "E tu Marcone, che vuoi? ". Marcone disgraziatamente sonnecchiava. Si riscuote a quel grido, e tutto insonnolito non risponde "pace pace", ma una parolaccia strana che fece sganasciar dalle risa tutto il popolo. Così la pace di Marcone andò in proverbio, per pace ridicola, che non ha fondamento sodo; ed anche per la pace di chi non si dà un pensiero al mondo; vive e lascia vivere». Allora, amici che seguite queste noterelle, in quanti Marcone/i vi siete imbattuti nel corso della vostra vita?
 
Fausto Raso

Cerca nel sito

Cerca per...

Sono con noi

Ci sono attualmente 0 utenti e 2645 visitatori collegati.