Scritto da © Ezio Falcomer - Lun, 22/02/2016 - 05:57
Sono stufo di questa vita solitaria da rintanato, internet-dipendente. Torinesi, di cielo, di terra e di mare, vi invito a bere qualcosa al bar, a farci una chiacchierata e, se siete davvero sfortunati, a diventare miei amici nella realtà non virtuale.
Per farvi un'idea dello stato in cui sono, vi presento la mia carta d'identità:
Sono un ragazzo fosfolipidico, alquanto triglicerico, adeguatamente glicemico, politicamente tallassemico. Epatico ed empatico nelle notti di luna piena. Un simpatico adiposo tiroideo, pseudoapollineo, non manicheo.
La mia concezione dei rapporti fra le sinapsi rasenta lo scetticismo.
Adoro assumere sostanze psicotrope come la serotonina, o l'endorfina, o l'adrenalina, o la mia nipotina. Sono percorso e devastato da processi metacognitivi invalidanti ma esuberanti. Da recessi conativi, incoativi, cogenti; da riflessi speculari ipomaniacali e ancestrali.
In fondo, mi adagio in questa comoda ed ergonomica ciclotimia bipolare per un senso d'innata autodifesa. Eterogabile, più che omologabile. Non tanto fallocratico, quanto falloliberaldemocratico. In fase postanale e postorale. Epidurale quel tanto da fondere l'inguinale e il supercorticale.
Sono un ragazzo complesso, munito di vocalist, basso, chitarre, batteria e tastiere. Una persona di devastante e ridente espansività leucemica. Con metastasi liriche incontenibili. Con neoplasie espressive risentite e visionarie, fra il dadaismo zurighese, il futurismo russo e il bullismo iraniano. Ho frequentato la Scuola di Praga, quella di Francoforte. Nel '68 ero alla Sorbona, nel '77 alla Sor Maria. poco tempo fa andavo e venivo fuori e dentro la Sor Angelica.
Ho conseguito anche dei Master in linguaggi non verbali a Budapest, L'Avana e Bangkhok.
La mia Bildung è complessa, arabesca, stratificata. Un castello di carta, una rondine primaverile, una paglia infuocata, un polo artico che si dissolve e autoassolve.
Un novyo de la muerte, un picaro de la vida. Una testimonianza vivente delle aporie novecentesche o delle rinascenze romano-barbariche.
Io, Angelus Novus e Homo Consumens, mi godo questo sole geneticamente modificato, tranquillamente seduto nel pergolato, qui ad Eumeswil, nella Terra del Tramonto.
La mia concezione dei rapporti fra le sinapsi rasenta lo scetticismo.
Adoro assumere sostanze psicotrope come la serotonina, o l'endorfina, o l'adrenalina, o la mia nipotina. Sono percorso e devastato da processi metacognitivi invalidanti ma esuberanti. Da recessi conativi, incoativi, cogenti; da riflessi speculari ipomaniacali e ancestrali.
In fondo, mi adagio in questa comoda ed ergonomica ciclotimia bipolare per un senso d'innata autodifesa. Eterogabile, più che omologabile. Non tanto fallocratico, quanto falloliberaldemocratico. In fase postanale e postorale. Epidurale quel tanto da fondere l'inguinale e il supercorticale.
Sono un ragazzo complesso, munito di vocalist, basso, chitarre, batteria e tastiere. Una persona di devastante e ridente espansività leucemica. Con metastasi liriche incontenibili. Con neoplasie espressive risentite e visionarie, fra il dadaismo zurighese, il futurismo russo e il bullismo iraniano. Ho frequentato la Scuola di Praga, quella di Francoforte. Nel '68 ero alla Sorbona, nel '77 alla Sor Maria. poco tempo fa andavo e venivo fuori e dentro la Sor Angelica.
Ho conseguito anche dei Master in linguaggi non verbali a Budapest, L'Avana e Bangkhok.
La mia Bildung è complessa, arabesca, stratificata. Un castello di carta, una rondine primaverile, una paglia infuocata, un polo artico che si dissolve e autoassolve.
Un novyo de la muerte, un picaro de la vida. Una testimonianza vivente delle aporie novecentesche o delle rinascenze romano-barbariche.
Io, Angelus Novus e Homo Consumens, mi godo questo sole geneticamente modificato, tranquillamente seduto nel pergolato, qui ad Eumeswil, nella Terra del Tramonto.
(tratto da "Vorrei vincere il nobel per la Fisica come Frank Einstein. Post comici, demenziali, ludicomaniacali", Cuneo, Nerosubianco, 2010)
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