Scritto da © Ezio Falcomer - Sab, 08/10/2016 - 08:57
Son neghittoso. Tengo un bel coso. Ma non lo uso. E' che non oso mostrarmi lebbroso a tutto il pubblico, così, in maniera sciantosa. Mi chiudo in casa, pantofolaio. Sono uggioso. Alquanto cisposo. Pace non trovo, e non ho da far guerra. E' un problema ludico, una questione biblica. Faccio ricorso anche alla paprika. Ma non lavoro in fabrica. Casa mia è un gran puttanaio. Un emporio multilingue assai caloroso. Ho trasfuso le aspettative, nell'ultimo trasloco, in questo antro, tetro, certo non proprio un sito d'incontro. Non amo il dolce stil novo, sono all'antica, degli anni cinquanta. Son malizioso, son ficcanaso, ciuccio la mente balsamica, con aria fatidica. Dicevo a Nino Frassica: "Se il pelo pubico mostro al pubblico, vestendomi da Jessica, viado anoressico, mi scambiano per un tossico. Rimango perplesso, mi è piuttosto gravoso". Ah come sono astioso! Tengo un carattere un poco merdoso. Più che per la tangente, parto per l'ipotenusa. Ho la mente un poco fusa. Di problemi, ne tengo millanta. Son troppo astruso, anacronistico. Alquanto simmetrico. E se lo dico sollevo un grande vespaio. E' obbrobrioso. Ma ho una mente iperbatterica, entropica, anticrittogamica. Tengo un astuccio un po' bruciaticcio, in cui conservare le cose che mi sono d'impiccio: accendini, ditali, sulfamidici, cambiali, bigiotteria selvatica. E mi accorgo che sto diventando prolisso. Non cesso di farmi il processo. Arrivo facilmente all'autocondanna, lo dicevo anche a mia cugina Rihanna. Poso la penna. Mi trasferiranno alla Cayenna, cella con vista sulla Senna, a rifarmi il senno. Ci risentiamo fra un anno. Sfilerò al festival di Cannes, senza transenna. Con la cotenna e con un fare facinoroso.
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