Scritto da © Ezio Falcomer - Gio, 26/10/2017 - 18:40
Nella più densa solitudine,
un vetro rotto al cuore.
Ho ucciso la serpe
di velenosa rabbia atavica.
La calma è una spada
che travasa il mio spirito
in una botte più saporita.
La sera è fiore d'incenso
e vaniglia. Lo spazio
interno/esterno si
mescola, si
trascolora. Non so
quanto mi resta da vivere.
E' fragrante la muta preghiera
al viandante senza nome,
al dio della debolezza,
al folle gnomo della sbilenca
meccanica cosmica,
all'uomo seduto da cui sgorga
l'infinita e compassionevole
poesia della perdita.
un vetro rotto al cuore.
Ho ucciso la serpe
di velenosa rabbia atavica.
La calma è una spada
che travasa il mio spirito
in una botte più saporita.
La sera è fiore d'incenso
e vaniglia. Lo spazio
interno/esterno si
mescola, si
trascolora. Non so
quanto mi resta da vivere.
E' fragrante la muta preghiera
al viandante senza nome,
al dio della debolezza,
al folle gnomo della sbilenca
meccanica cosmica,
all'uomo seduto da cui sgorga
l'infinita e compassionevole
poesia della perdita.
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