Scritto da © Ezio Falcomer - Sab, 20/08/2016 - 07:34
Cucio e ricucio sineddochi e parallassi, finchè la vita non mi scassi. E’ un eclissi lenta, agonica, agonizzante, la vita, cosparsa di materassi, di truci e/o allegri precipizi. I prepuzi nella tormenta si inebriano di alti e bassi. Cucio e brucio in cima a un dromedario che invade l’auditorio. Con fare proditorio ammasso materia grigia per tutto il Purgatorio. Smargiassi, i pensieri volteggiano su per montagne russe. E’ un cruccio di piacere e di estenuazione questa masturbazione di sinapsi e neuroni. Conduce a nulla e a tutto. Finché giungo ai Sargassi della polluzione. E allora ciuccio l’aria, inebriato dalla liquefazione. Afasico, nella piú completa estinzione del linguaggio. Coraggio. Silenzio e respiro, di fronte a un muro bianco. Nè dolore, nè piacere. Ma l’Oltre, dove Vacuità e Forma si compenetrano, senza più ballotaggio.
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