Scritto da © erremmeccì - Sab, 08/06/2013 - 11:23
Quasi rimpiango il tempo
in cui voragini d’angoscia
s’aprivano
sotto i miei piedi
-restii scivolavano
giù dal letto,
la distanza percorrevano
infinita
che li separava
da un giorno nuovo,
da nuova sofferenza
da un tenace accanimento
senza fine
senza senso,anche-
innaturale è
ora
questa calma piatta,
bonaccia che impedisce
approdi
e il porto non si vede,
immerso in foschie maligne
o forse un porto
non c’è
per te
impigliata fra le bave
resistenti
di questa ragnatela,
assurdo intreccio di complicità
col tempo.
C'irride (lo vedi?) la vita
e impietosa gioca
con i nostri desideri.
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