Fingiti
cuore
di essere rosa
rubale il manto, la seta e le labbra
la goccia ruffiana
che riga la guancia
Immergi le dita
nel corpo carminio
lava il riflesso
di un volto dannato.
Fingiti insetto
e fingiti aria
sollevale i petali
congiungile i cigli
respira l’arancio lontano del vespro
Battesima il corpo
le spalle e i capelli
nell’antro più cupo dell’aura di fonte
fingiti
ancora
di essere nulla
di essere fermo tra il volto e lo specchio
di essere il suono
il silenzio
e l’attesa
fermo in sospeso
tra il colpo e lo scudo
tra il taglio che infligge
e l’urlo che para
di essere il torto
il falso e il buon senso
appeso alla rabbia che spinge l’azione
o alla forza accecante dello spavento
essere pietra
ed essere fionda
spostarti di nuovo
e tornare bersaglio
essere il soldo
ed essere il palmo
l’arsenico e il latte
lo scialle che vola
l’artiglio del falco
e la preda che fugge
poi
armato di fuoco alla forgia di Efesto
solcare la guerra su navi di latta
e finger
(di nuovo)
di esser la rosa, la goccia che bacia e
l’artiglio che sbrana
o lodare le gesta di
un organo cavo
meccanico padre
di un corpo che vive.
(Elio, ottobre 2011)
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