Scritto da © ElfoGuerriero - Lun, 25/05/2015 - 16:17
Mi narravi spesso di luci incontrate in faggeta
nei tempi di passaggio, crepuscoli ed albe
tu che sapevi ascoltare come pochi altri il bosco
mentre coglievi lamponi o spiavi il lavoro dei picchi
quante volte ti ho visto smettere scarpe e calze
e andare innanzi nel guazzo di bruma come spirito in fulve chiome
profumavi di felci e di resina , mani sporche e limpidi occhi
creatura indomita di confine tra selva e battuto sentiero
Poi, sei andata via.
Altra vita ti attendeva, vita lieta e lontana.
Un bacio e un sorriso, l’ultimo, come un frustolo di tramonto.
Una notte è scesa, senza stelle, fragorosa di vuoto silenzio.
Ho imparato negli anni a riempirlo con il volo delle ghiandaie
con l’impronta del grugno irsuto nel guazzo ombroso a metà del sentiero
ho trovato piccole luci in luoghi vicini e in altri lontani
collegati tra loro da sentieri di vento sussurrati
nei tempi di passaggio
crepuscoli ed albe
In faggeta non ho visto mai luccicare i sorrisi che tu mi dicesti.
Ma ho trovato rugiade a mezzogiorno su felci baciate dal sole.
Così siedo su un ceppo e racconto dei tuoi sorrisi, seppur lontani.
Così narro del tuo andare, in altri boschi, tra altre genti.
E il cuore del bosco pulsa più lento.
Sorrisi spuntano, tra fragole e melissa.
Perché è il mio mestiere più antico
testimoniare di affetti mai sopiti.
Su ceppo seduto attendendo che torni
nei tempi di passaggio, crepuscoli ed albe
tu che sapevi ascoltare come pochi altri il bosco
mentre coglievi lamponi o spiavi il lavoro dei picchi
quante volte ti ho visto smettere scarpe e calze
e andare innanzi nel guazzo di bruma come spirito in fulve chiome
profumavi di felci e di resina , mani sporche e limpidi occhi
creatura indomita di confine tra selva e battuto sentiero
Poi, sei andata via.
Altra vita ti attendeva, vita lieta e lontana.
Un bacio e un sorriso, l’ultimo, come un frustolo di tramonto.
Una notte è scesa, senza stelle, fragorosa di vuoto silenzio.
Ho imparato negli anni a riempirlo con il volo delle ghiandaie
con l’impronta del grugno irsuto nel guazzo ombroso a metà del sentiero
ho trovato piccole luci in luoghi vicini e in altri lontani
collegati tra loro da sentieri di vento sussurrati
nei tempi di passaggio
crepuscoli ed albe
In faggeta non ho visto mai luccicare i sorrisi che tu mi dicesti.
Ma ho trovato rugiade a mezzogiorno su felci baciate dal sole.
Così siedo su un ceppo e racconto dei tuoi sorrisi, seppur lontani.
Così narro del tuo andare, in altri boschi, tra altre genti.
E il cuore del bosco pulsa più lento.
Sorrisi spuntano, tra fragole e melissa.
Perché è il mio mestiere più antico
testimoniare di affetti mai sopiti.
Su ceppo seduto attendendo che torni
luce di verdi stelle.
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