Scritto da © Eleonora Callegari - Mar, 12/01/2016 - 23:21
Si desta nebbioso e triste,
la festa della notte
è già un ricordo,
stende il suo silenzio
sull'asfalto nudo di scroscio
e guarda a ciò che fu
rimpiangendo le passate gioie,
greve l'anima
per quel tempo fuggito.
Sotto l'algido suo pavese
incanutisce il campo,
ricama di perle
l'invisibile palazzo ragno,
setaccia fiocchi dal suo manto
felpando tutto di bianco.
Ma con l'altro suo volto
guarda al tepore futuro
passando per le piccole cose,
il giorno del merlo saltello,
la canora danza
del petto infuocato,
rami di cince primaverili,
sogni di coccole
per l'albero spoglio.
Poi Gennaio bifronte
stinge un po' la sera
che perde un alito di vita
e consente al sole
più largo vantaggio rosa,
a colorare quella sua faccia
di luna triste e scura.
Gennaio ci somiglia
la malinconia nei ricordi
nel futuro la meraviglia.
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