Scritto da © plissè - Mar, 10/01/2012 - 13:29
Stanco di essere solo, Jonh si diresse dove le onde sono più alte. Febbraio così lungo, così adirato con gli uomini. Il giorno che nasce è un puntino dilatato dietro ad una nebbia mite e frastornata.
"Faccio comodo a tutti. Faccio comodo a Dio: Ecco, questo è Caino". Nell'arrampicarsi i pantaloni si erano strappati e le mani scorticate. Si, gli scogli sono alti e bassi, come i momenti della vita.
Stanco e solo.
"No. Non so chi sono. Se le strade si incrociano quando non ce ne accorgiamo e se ce ne accorgiamo, abbiamo già preso strade diverse". La paura di vivere è il peccato originale. Gennaio era stato e, di colpo, andato. Il mese più anonimo dell'anno. Per la prima volta le mani, le mani tremavano. Si colpì la guancia e strizzò gli occhi. Il viso segnato da rughe incrociate, i grandi occhi neri. Tutti quei morti, Jonh. La tua vita a premere grilletti. Soldi facili e qualche orgasmo a pagamento nei bordelli di periferia. L'instancabile insonnia, che ti fa tirare il fiato fino all'alba ed oltre.
Da lontano le luci della città scorrono sulle carrozzerie delle auto in corsa, scivolando nei tombini. Jonh non aveva sangue sulle guance, ma i sogni non le avevano mai accarezzate.
Si fermò a pochi passi dal precipizio.
Gli anni '50 sono passati da più di venti anni. Gli anni in cui girasti al bivio. Ricordi? Jonh, Jonh, Jonh. Ricordi Maria? Dai, ricorda, Jonnhy. Era estate e quel che sei non c'era ancora. Lei ti sorrise e.......I sogni mai? Jonh, Jonh, Jonh. L'amico di tutti. Jonnhy. Ti basta pagare e puoi anche contraddirti.
Nuvole ad incastro sfidano le alture.
"Che bel posto per morire".
Da quell'altezza, l'orizzonte del cielo non era mai stato così in basso.
Jonh era tutto lì. Una sagoma scura a picco sulla vita. Non c'era un altro Jonh al di fuori di quello. Non c'era un Jonh innamorato di una donna. Non c'era un Jonh a casa con i suoi.
Non c'era un Jonh col vestito nuovo per la domenica di resurrezione. Senza Jonh, il mondo non sarebbe cambiato.
"Vuoi sposarmi.....Ti piacerebbe, se ci sposassimo, Maria"? Come è triste rispondersi dentro. "Si, Maria. Era estate ed io rincorrevo i tuoi capelli biondi, la tua pelle liscia come la seta. La tua voglia di esistere. SI Maria....Ti amo anch'io".
Ma la realta è una veglia continua. Un giorno di luce imprigionata. La realtà è una valigia vuota. I killer del Don gli davano la caccia. Era spacciato.
Avrebbe dovuto ucciderla. Era stato pagato per questo. Maledetto Jonh. "E' il tuo mestiere". Lei era lì, davanti a te, un bersaglio facile, pronta al sacrificio. Gli occhi avvolti dalle lacrime. Già. Quegli occhi di mare agitato. Gli ricordarono la sua Maria."Anche se non ritornerai, ti amerò per sempre Jonh". Erano gli stessi occhi che venti anni prima, si erano stampati sul finestrino dell'aereo, diretto a New York. Quella fu l'ultima istantanea di Maria. "Riportatemelo vivo" disse Il Don "lo voglio uccidere con le mie mani".
Un vento gelido si insinuò negli interstizi della sua anima bucherellata. No. Non si era mai pentito dei suoi crimini. Ma si sentiva vecchio ed un vecchio cerca sempre un Dio che lo ascolti e che, magari, possa cancellare con un solo gesto, un passato da dimenticare.
"Forse capirebbe, se gli dicessi che quella donna aveva gli occhi di Maria". Conosci la risposta, Jonh: su un cuore di pietra, il sangue scorre senza fermarsi. I killer del Don erano a pochi passi da lui. "Soffia vento. Soffia. Portami con te, il più lontano possibile".
Si lanciò nel vuoto, sperando di raggiungere la nuvola più vicina...
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