E' tutto sotto (condrollo!) | Prosa e racconti | Antonella Iurilli Duhamel | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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E' tutto sotto (condrollo!)

Wounded di A.Iurilli Duhamel
Avete presente tutte quelle  barzellette che abbondantemente girano sui  carabinieri, poliziotti e dottori?   Sono tutt’altro che barzellette, sono storie vere. Stavo tranquillamente rientrando con la mia auto dalla spiaggia insieme a mia sorella, quando l’auto di fronte alla mia frena e svolta a sinistra. Faccio in tempo a frenare  anch’io evitando di tamponarla e nel medesimo istante sento un gran fragore alle mie spalle. La mia testa spinta con forza in avanti, rimbalza altrettanto violentemente contro il poggiatesta. Per una frazione di secondo non mi rendo di cosa stia accadendo, ma mi ci vuole poco per capire che la mia auto nuova di zecca è stata tamponata. Guardo lo specchietto retrovisore e vedo nient’altro che il musone blu di un grosso furgone  della polizia.
 
Da questo furgone spuntano due poliziotti, uno senza un dente, i rimanenti cariati, e quattro capelli rossi sulla testa,  l’altro  non riesco più a ricordarlo, a parte il tono  sicuro e professionale con cui mi  dice :
"SIGNO’ STATE TRANGUILLA E’ TUTTO SOTTTO CONDROLLO !"
A occhio e croce  entrambi sembrano persi, anche un orbo si accorgerebbe che sono alquanto allarmati, si capisce che cercano di prendere tempo prima di chiamare la centrale. Sembrano due bambini spaventati, che tentano di scaricarsi a vicenda una bella gatta da pelare.
"CHI LO AVREBBE DETTO AL CAPIDANO?"
Dopo un po’ di questo estenuante ping pong rientrano nel furgone e cominciano a discutere animatamente.  Hanno l’aria di stare imbastendo qualcosa, ed è piuttosto evidente che cercano di mettersi d’accordo come due compari sulla palla più plausibile da inventare. Una volta sistemata la faccenda tra di loro, a turno mi dicono in tono alquanto perentorio:
"VOI SIGGNO’ NON VI STATE a PREOCCUPA’ NON AVETE NESSUNA RESPONSABILIDA’"
Secondo il loro punto di vista la responsabilità va senza dubbio addossata all’automobilista che mi precedeva. Aveva frenato repentinamente, costringendomi a frenare per evitare la collisione, mentre loro, poverini, non avevano potuto fare a meno di tamponarmi. Non mi è chiaro a quale criterio di logica si stiano affidando, ma in compenso non fanno economia di complimenti nei confronti della mia guida. Per pochi secondi mi fanno sentire all’altezza di Schumacher: avevo evitato un tamponamento! La parola “distanza di sicurezza non è menzionata neanche per sbaglio”. Intanto i soccorsi tardano ad arrivare. Più avanti sulla costa c’è un grave incidente e tutte le forze si stanno concentrando in quell’area.
 
La mia attenzione nel frattempo ritorna al furgone blu che al suo interno trasporta  una cella vera e propria. E’ la prima volta che ne vedo una così da vicino e non posso trattenermi dalla tentazione di sbirciare. Ciò che vedo mi fa un certo effetto: un brutto ceffo con occhi da assassino aggrappato a delle orribili sbarre. Il brivido che sento correre lungo la schiena nonostante i quaranta gradi, mi fa ricordare che solo pochi giorni prima degli ignoti avevano dato l’assalto a un furgone simile per liberare dei prigionieri in un paese a pochi chilometri di distanza.
Già mi vedo coinvolta in un confronto a fuoco tra criminali e poliziotti, colpi di mitra, ostaggi, sangue ecc. Ci mancava solo questo, ma non bisognerebbe mai dimenticare che: "I guai non arrivano mai soli, piove sempre sul bagnato, la lingua batte, dove il dente duole e così via."
Mi riprendo da questa fantasia con il dubbio di aver dimenticato la patente a casa, e considerando quanto questi poliziotti siano fantasiosi con le loro valutazioni di responsabilità, penso: "Sta a vedere che adesso pur di non avere una lavata di testa dalla centrale dicono che è colpa mia solo perché non ho la patente ".
Ovviamente ho una patente di guida ma dopo circa un’ora sotto il sole a parlare di scemenze con due poliziotti e per giunta con un colpo in testa, comincio ad avere pensieri da carabiniere. L’istinto mi dice di squagliarmela in fretta e di presentare i documenti in un secondo momento. Un’ora dopo arriva una pattuglia della stradale e cominciano i soliti interrogatori, questa volta un poliziotto giovane e ben disposto, così penso di  avvantaggiarmene e lo prego di nei miei confronti  lo prego di mandarmi subito via; mi scoppia la testa ho bisogno di fare una doccia e di farmi vedere da un medico al più presto; l’ospedale dopotutto è proprio accanto  a casa mia  e non credo di aver  bisogno di un’ambulanza. Per mia fortuna il poliziotto è supergalante, mi accompagna all’auto apre lo sportello e mi da appuntamento a dopo in ospedale per il disbrigo delle  solite formalità.
 
Corriamo a casa, il tempo di fare una doccia e prendere un libro per premunirmi dalle prevedibili estenuanti attese di un Pronto Soccorso e tutte trafelate io e mia sorella finiamo la nostra corsa di fronte alle porte sbarrate dell'ospedale. Le porte sono chiuse. Neanche un’anima. Solo un campanello che pigio ripetutamente sotto il sole infuocato di questa disgraziata vigilia di ferragosto.
In questo piccolo paese della Calabria ci sono ben tre cliniche ma a quanto pare la siesta da queste parti è una cosa veramente sacra. Io e mia sorella siamo allibite e sfiancate. Il caldo è insopportabile, neanche un riparo. La testa ci duole e ci viene da vomitare, presa dalla collera m’incollo istericamente al campanello, qualcuno finalmente  risponde  seccamente  attraverso un citofono e  come per incanto si aprono le porte.
Davanti a noi un’altra sorpresa: una specie di grande garage rigorosamente vuoto, una voce da un altoparlante ci chiede se vogliamo una barella piuttosto che una sedia a rotelle; Io già al limite della sopportazione penso: "vorrei un fucile !"

Intanto la pelle comincia ad accapponarsi mentre davanti a noi un infinito corridoio lungo e buio non lascia presagire nulla di buono. Dove eravamo finite? Non c’era neanche una stanza solo il vuoto. Sembrava un brutto sogno. Ci aspettavamo un soccorso anche se non proprio pronto, e invece nulla. Ci incamminiamo lungo questo corridoio, sempre più perplesse, passiamo di  fronte alla sala operatoria vuota, la camera mortuaria vuota, la cappella anch’essa vuota. Giriamo tutto l’ospedale ancora nessuno, i pazienti nei loro lettini a dormire e neanche un medico o un infermiere.
Nessuno! Ritorniamo indietro, sempre nessuno .
I miei  occhi non avendo meglio da fare si lasciano catturare dalle strane macchie di umidità  sulle pareti verdine e  ipnoticamente si perdono fra i probabili disegni suggeriti dalle mattonelle del pavimento come fossero le macchie di un tests Rorscharc, quando all'improvviso contro luce magicamente  si staglia la sagoma di una una donna, è un medico e non da nessuna spiegazione sull’assenza del personale.
Come se fosse la cosa più normale di questo mondo comincia a fare un mucchio di telefonate prima di decidere se soccorrerci o meno. La situazione da surreale sta diventando concretamente grottesca, perché a quanto pare tutti sono in ferie e per soccorrerci devono pensarci un po’ su. C’è da reperire un po’ di specialisti.
La poverina fa del suo meglio per apparire efficiente, competente e persino sexy. Non so quanto valga la pena di dire che le citate qualità non le appartengono neanche a essere super larghi di manica, così incattivita non ho meglio da fare che elencare tutte le sue manchevolezze: è caotica, approssimativa, maldestra maleducata, incompetente e brutta. E’ sgraziata le gambe  secche come due stecchi, una faccia da ebete e soprattutto una dentatura da cavallo  con dei denti  storti, finti  e  giallastri alla cui attaccatura gengivale appare un  contorno nero, dando l’impressione di stare marcendo e di staccarsi da  un momento all’altro. Passi per la sgraziatezza, di cui non aveva colpa, ma un medico con la bocca in quelle condizioni non m’ispira alcuna fiducia, perche se si fosse presa cura di noi come dei sui denti c’era da stare freschi. Intanto il tempo passa la testa mi duole. Mia sorella ha la nausea, la mia schiena s’irrigidisce progressivamente con essa anche le mie capacità di sopportazione: ormai tutto m’irritava.
 
Quando arriva, il tecnico della radiologia mi si apre il cuore, forse qualcuno competente e professionale, ma mi ricredo in un secondo: sudaticcio e appiccicoso con i suoi 130 chili mi fa venire  in mente Mangiafuoco nella fiaba di Pinocchio. I suoi due occhi enormi bovini hanno decisamente la tendenza a cadere  nella scollatura del mio vestito.  Non si limita a guardare no, è come se gli occhi gli si smollano e affogano nel mio corpetto, alla fine poco ci manca che controlli se per caso un occhio mi è rimasto nel vestito. Era stato disturbato durante la sua siesta e ovviamente aveva bisogno di gratificarsi in qualche modo.
 
Nel frattempo il poliziotto galante era riuscito   a trovare l’ospedale e dopo un po’ di peripezie ci aveva raggiunto in radiologia. Tutto zelante si fa un ufficetto in una piccola stanza senza aria condizionata. Fa sempre più caldo e suda senza sosta, anche perché la pseudo dottoressa l’ha preso di mira. Il poverino è a disagio di fronte a questa donna assatanata che se lo spolpa con gli occhi. All’improvviso io e mia sorella siamo due pazienti da considerare, e non si toglie più di torno. Arriva persino a sedersi sul tavolo e ad accavallare le gambe con fare da maliarda. Non avevo parole! Intanto il malcapitato era sempre più teso a causa del caldo, delle avances ovviamente non gradite e delle lungaggini che si preparava a espletare.
Per prima cosa estrae dalla cartella una specie di album che sembra uno di quegli album ricordo della Prima Comunione o del Battesimo, subito dopo una serie di penne di vario colore.  Ci crediate o no,  nel giro di un’ora e mezza compila tutte le voci. Poiché  guidavo io, l’interrogatorio è riservato solo a me, mia sorella la fa franca e voce dopo voce arriviamo alla fine; il poliziotto è gentile e, quando si accorge che non ne posso più di questa stramberia, mi confida che dopo in caserma ne avrebbe compilati da solo ben altri tre, così presa dalla pena mi faccio paziente anche d’animo. Anche quando, Ahimè, dopo aver risposto a tutte le domande, lui mi chiede di scrivere di mio pugno l’accaduto.
Non è per niente semplice!   Non posso improvvisare! Lui pretende che concordi con lui ogni singola parola prima di scriverla. Perché, se avessi scritto male lui, avrebbe dovuto ricominciare tutto da capo. Passo per passo ci inoltriamo lungo la descrizione dei fatti.  Poco ci manca che mi regga la mano, e mentre scrivo, mi sembrava di essere ritornata in prima elementare, mi manca solo il fiocco, e il grembiulino.
Oramai non sono più neanche irritata o desolata. Tutte queste esperienze mi hanno svuotato e  inebetita.………. Le uniche cose che mi tengono ancora desta sono l’antipatia che continuo a nutrire per la dottoressa, e le fantasie sadiche di ciò che mi sarebbe piaciuto dire  e fare.
 
Ma le sorprese non sono  finite: dopo tante telefonate arriva l’ortopedico.Mi basta un’occhiata per detestarlo. Non so cosa m’irrita di più. Non ci vuole la zingara per capire  che è un bavoso complessato in questa clinica di assatanati, ma oltretutto, ha un timbro orribile di voce e le parole invece di fluire  verso l’esterno gli si ingozzano in gola proprio come  ad un tacchino. Come se non bastasse, un forte accento cosentino lo fa apparire tutt’altro che intrigante, sebbene per una ragione che solo lui poteva conoscere, si atteggia a gran seduttore.Sta di fatto che le sue le manotte grassocce e sudate mi strapazzano il collo facendomi male. Un autentico cafone rozzo ed arrogante . Quando è il turno di mia sorella la bavosaggine che avevo intuito, comincia a farsi strada a rivoli.
Scopre che fa la psicologa, e questo lo fa passare in un baleno dal voi ad un tu carico di sottintesi ed  infine quasi a cementare l’intesa  le confida che ha fatto  il militare a Trento e sempre più nauseata  da tanta mancanza di professionalità penso: " E chi se ne frega! >". Repentinamente ci annuncia che vuole ricoverarci, è fondamentale tenerci sotto controllo. E’ evidente che di me si sbarazzerebbe molto in fretta, l’antipatia come spesso accade, anche in questo caso è reciproca ma non può farlo perché sono ancora più ferita di mia sorella e gli tocca sopportarmi. 
Sulle prime m’irrigidisco. L’indomani sarebbe stato ferragosto. Chi ci avrebbe curato? Ma lui ci assicura che per noi avrebbe fatto un’eccezione.
Sono sempre più contrariata, l’ortopedico ha richiesto altre radiografie e l’idea di passare ferragosto in ospedale non mi alletta neanche un po’,  ma mi rendo conto che ci hanno assegnato  una bella stanza con due lettini ed un bel terrazzo vista mare e  così finalmente comincio a rilassarmi. Tutto sommato penso che potrei farmi portare da casa della creta da modellare   e lavorare su questo bel terrazzo. Mia sorella invece è molto contenta contenta, pur di sottrarsi ai suoi obblighi familiari è disposta a farsi una vacanza in ospedale e poi insieme ci saremmo fatte un mucchio di risate.
 
Quando l’ortopedico aveva detto che ci voleva tenere sotto controllo avrei dovuto prendere sul serio queste affermazioni, dopo neanche un minuto dopo  esserci sistemate nei letti arriva con quella sua aria da seduttore navigato e immediatamente prende di mira mia sorella.    In particolare una cicatrice vecchia come il cucco che aveva sotto il ginocchio di cui neanche lei si ricordava più, e con infinito struggimento si mette ad accarezzare la cicatrice, come se fosse la cosa più importante di questo mondo. All’improvviso vuole sapere tutto, dove era successo, quando, … un altro interrogatorio: "Ma come gli erano andati a finire gli occhi lì ? "Ancora non me lo spiego ma per nostra fortuna e sua somma desolazione i suoi  seduttivi piani d’attacco seduttivi  di li a poco  vanno in fumo :   Il radiologo  recuperato  a fine giornata mentre era in giro in barca probabilmente senza neanche guardare le radiografie, annuncia alla pseudo dottoressa : "Niente radiografia dell’epistrofeo, se vogliono le signore possono tornare a casa ".
Ovviamente non ce lo facciamo dire  due volte:
"E’ tutto sotto condrollo", Ferragosto a casa!"
                      
 

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