Scritto da © Franco Pucci - Ven, 05/08/2011 - 08:29
Una fitta lancinante, uno stropicciato fruscio
e il mio volo traverso muore su questa bricola.
Osservo, il capo reclinato, l’insolito planare
della penna timoniera che si avvita lentamente
e dolce va ad ammarrare sul crespo delle onde.
Il mio timone, la mia guida sicura lassù nel cielo,
improvviso mi ha lasciato orbo dei suoi occhi.
Ora lieve, come stranito e inconsueto naviglio,
solca dondolando e senza alcun rumore il mare.
Seguo rassegnato il suo mutevole navigare
mentre allontana inesorabilmente la speranza
di futuri voli con rotte sicure, così senza governo.
L’illogica linea che laggiù recita l’inizio dell’infinito
attende il piccolo relitto per fagocitarne l’arrivo.
Il cielo incendia l’orizzonte e la vampa proietta
una piccola ombra che piano scolora nel cobalto.
Chiudo gli occhi feriti dal furore dei riflessi ramati,
mentre artiglio nel sonno il mio incerto domani.
…e il mare dintorno…
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