Scritto da © ferdigiordano - Gio, 05/04/2012 - 15:27
C’è un limite nelle isole che esubera da un tesoro
di convogli, come pure, in ciò che credo cuore,
la vita trascorre sfiancata, recessa,
quasi abbandonata al corallo aggressivo
della permanenza. Quindi, permanere è una doglia,
uno spasimo da partente, cui si deve
la coscienza del bagaglio immemore.
Precedente ai piedi concessi, prima che si
facesse strettoia il greto dell’uomo corrente.
Ma, a quella banchina, che ha tremori di tracce
invadenti, dorme ancora, straniero,
un migrante di concetto.
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