Scritto da © Dylan - Sab, 27/12/2014 - 18:19
Con il bicchiere in mano sto
(che fai? Giudichi?
Ma lascia stare!
Lo faccio già da me, e anche troppo.
È per questo che bevo)
(che fai? Giudichi?
Ma lascia stare!
Lo faccio già da me, e anche troppo.
È per questo che bevo)
E mentre il vuoto cittadino fisso
aldilà del terrazzo
e il giallo nausea delle pareti
mi entra dentro, dentro:
le tende fremono
e mi parlano:
aldilà del terrazzo
e il giallo nausea delle pareti
mi entra dentro, dentro:
le tende fremono
e mi parlano:
“Pensi di essere un bello spettacolo?
Guarda noi, che non lasciamo filtrare il sole.
Esattamente come fai tu con le tue parole
che sputi qua e là ogni tanto, per dolore.”
Guarda noi, che non lasciamo filtrare il sole.
Esattamente come fai tu con le tue parole
che sputi qua e là ogni tanto, per dolore.”
E l’altra:
“E non ti senti un po’ ridicolo a fissare il vuoto?
Che anche il vuoto ti fissa ma non ha soluzioni
se ti divora sempre quell’umano male.
E qualche volta smettila di pensare.
Qualche volta, dico, qualche volta
Sii più animale!”
“E non ti senti un po’ ridicolo a fissare il vuoto?
Che anche il vuoto ti fissa ma non ha soluzioni
se ti divora sempre quell’umano male.
E qualche volta smettila di pensare.
Qualche volta, dico, qualche volta
Sii più animale!”
E mi spengo
E spengo ciò che è reale.
E spengo ciò che è reale.
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