Scritto da © Stefania Stravato - Ven, 25/05/2012 - 12:34
prima della paura
dentro la discesa a mare,
l'ultima volta
si passa
a coda del vento:
così del pianto, poi diremo
maledetto da tutte le lune
sbagliate, lasciate a metà degli intenti
oppure
dei malintesi sorrisi
quanto è stato il male al petto,
nel centro esatto
destinato all'innocenza
le frane di occhi nella penombra dei suoni,
lo sfregio di ogni possibile vena,
confusa di nodi
tra l'amaro di gocce
e comunque
reale l'apparizione del morbo
di un fiore selvaggio,
tra le acrobazie
che innervano il colore della notte
lo scorderò. vorrei
la quiete per le tombe,
tutta l'acqua
nascosta nelle cave di sole
dove la luce può, che si puntella
alle fioriture di bambù
come per non perdere questo pugno chiuso
sull'esistenza di un seme;
so la strada,
delle sue pietre in cerchio
quando fanno l'abbraccio
eppure; il denso del sale
a cerchiare strettoie nel passaggio
e laggiù, immobile
l'infinitudine della linea
che sfonda il fiato dell'orizzonte.
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