Scritto da © giorgiomedda - Mer, 25/11/2009 - 15:48
Un olezzo d’amaro sfumato
s’avvinghia con l’aria pulita
al suo improvviso aprirsi
con uno schiaffo al vento la finestra,
le sue candide vele si scostano
spolverando le ombre della notte.
Si appresta un nuovo giorno.
Apparendogli i silenzi mutano,
il fresco cinguettare è lamentoso canto,
uno zampettio dimesso tra le briciole stantie
sul petto di solido marmo ferito dal tempo.
I passi calpestati dall’erba di ieri
ridisegnano un vecchio passaggio dimenticato
tra gli angusti vicoli dell’anima bigia
ripudiata dal sole.
La stessa erba che troverò domani,
le stesse ombre filiformi
allungandosi a dismisura sulla strada fragile
come l’incauta farfalla sorpresa dalla bufera,
su una tremante foglia.
Sballottano i pensieri instabili
come le sue ali,
trafiggendo i suoi delicati colori
riconducendo le diafane membra
alle origini di baco condannato
a risplendere di luce morente.
gm
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