Quel che si trova in India, in ogni epoca in cui la sua civiltà sia fiorita, è una gioia intensa nei confronti della vita e della natura, il piacere di esistere, la crescita di arte, musica e letteratura, del canto, della danza, della pittura e del teatro, e persino un’indagine altamente sofisticata sulla natura della sessualità.
Jawaharlal
Spetta a Alain Daniélou, studioso della musica e stimato esperto della storia dell’India, il merito di aver fatto conoscere all’Occidente i templi indiani di Khajuràho, Buvaneshvar e Konarak. Grazie alla sua missione sostenuta dall’Unesco, abbiamo potuto conoscere ed apprezzare i primi ensemble, i più grandi musicisti della musica colta, e non solo indiana ma delle maggiori tradizioni orientali; giapponese, araba, persiana, indonesiana ecc.
Nel 1962 pubblicò un libro che fece scalpore in Francia, L’Erotisme Divinisé; illustrava per la prima volta al grande pubblico le divinità erotiche dei templi indù. Daniélou ebbe da combattere contro pregiudizi e ostacoli vari, tanto in patria quanto in India. Le sculture erotiche di questi templi indiani medievali, hanno spesso rappresentato un mistero per i rappresentanti di altre religioni: difficile da accettare e comprendere il messaggio chiaro e limpido di queste sculture che ci parlano di un'anima umana prevalentemente amorosa e di una sessualità collocata non al di fuori, bensì all’interno della santità della vita.
Persino in India nel corso dei secoli, gli indiani sono giunti provare imbarazzo nei confronti di questeo genere di arte sacra. Nel periodo vittoriano, molte statue furono abbattute e, persino Gandhi, contagiato dal puritanesimo di quegli invasori che combatteva non violentemente, ne esortò la distruzione. Dobbiamo a Daniélou e al grande pittore bengali Nandalal Bose, se il processo di distruzione di ciò che alla fine è stato riconosciuto come immenso patrimonio dell’umanità, è stato arrestato.
La cultura che Daniélou tentò di farci conoscere e curò con tutte le sue forze era una cultura che risaliva alla notte dei tempi e alla quale sebbene fosse europeo sentiva di appartenere:
” L’unico valore che non metto mai in discussione è quello degli insegnamenti ricevuti dall’induismo shivaita, che rifiuta ogni dogmatismo, poiché non ho trovato nessun altra forma di pensiero che sia andata così lontano, in maniera altrettanto chiara, con una tale profondità e una tale intelligenza nella comprensione del divino e della struttura del mondo”.
I templi di Khajuràjo risalgono a più di mille anni fa, ad un periodo in cui l’India era ancora libera. L’elemento femminile nella cultura e nell’arte erano estremamente rilevanti, l’eros non era distaccato dal sacro e questi magnifici templi erano la celebrazione della vita, della fertilità e dell’amore.
Gli inglesi pervasi dal loro puritanesimo vittoriano, impregnato di schemi sessuofobici, forti di una presunta superiorità di civiltà, si adoperarono a setacciare, distruggere e saccheggiare una cultura altamente sofisticata che minacciava i loro limitati orizzonti spirituali. I templi furono considerati postriboli indecenti agli occhi dei bimbi e delle donne inglesi per bene e per questo questo furono destinati all'uso di pietraie per la costruzione di nuove strade .
In quanto saccheggiatori, non erano sulla giusta lunghezza d’onda per comprendere che quelle figure sensuali erano la celebrazione della vita. Induriti dalla smania di potere non potevano cogliere il semplice fatto, che la vita parte dall’amore e ha bisogno di amore per essere preservata, e finirono con l'odiare fino alla loro parziale distruzione, l’abbraccio amoroso di queste magnifiche sculture, dove l’uomo e la donna abbracciano il Sé e colmano ogni separazione .
Antonella Iurilli Duhamel
BIBLIOGRAFIA di Alain Daniélou
L’erotismo divinizzato, RED edizioni, Como 1996
La via del Labirinto, ricordi d’oriente e d’Occidente, Casa dei libri, Padova 2004
Siva e Dioniso, La religione della Natura dell’Eros, ed. Astrolabio, Roma 1980
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