Questo è il giorno perfetto
per tornare su me stessa
rientrare in me
con gli occhi della mente
avere accesso alle ragioni accantonate
che fluttuano, disperse,
in un lago salmastro, nel niente.
Resto sulla soglia
e mi sommerge un' onda,
azzurra, che presto sfuma, impallidisce
e una pioggia di carte
volteggia, corre, inseguendosi
fino a che, mollemente,
qualcuna mi si posa accanto.
Tendo la mano, pervasa da emozione,
per quei tratti indefiniti, incerti,
del disegno di un viale
ridente,
vedo piccoli fiori profumati
e teneri germogli di magnolie e di mirti.
Davanti a me,
appena più distante,
ecco un altro disegno, sembra un muro...
senza alcuna finestra, senza porta,
e mi domando se non mi sia sbagliata:
non riconosco bene cosa sia,
bestia, o pozzanghera, buco nero,
o pozzo che contenga un dolore, una piaga spalancata,
ma forse, è solo un' ombra,
ed è quì che mi volto,
alla ricerca di inaspettato lume,
che la dissolva decisa, di netto.
Anche l' eterno buio, si è stancato
s' insinua, scivola,
scompare nelle crepe di quel muro scalcinato,
inseguito dalla sera, si protende,
s' allunga, s' avvolge attorno allo stelo di un lampione
l' abbandona accecato, si nasconde
in un vicolo che l' inghiotte
nella morsa del suo abbraccio silente.
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