Scritto da © Stefania Stravato - Dom, 04/03/2012 - 19:47
Sì, è qui, adesso che io e te siamo l'attimo di assoluta perfezione, questo sgorgare di liquido diamante che scende piano e ci fa cuore pulsante della sua luce.
Le lastre d'ombra e il sibilare nero di foglie lanceolate, che sgocciolano roride di veleni sul profilo delle nostre albe, ora sfumano in una vaghezza di nebbia, oltre l'incantamento che si muove come l'onda di un suono sui confini di questo spazio, che solchiamo respirandoci, sangue nel sangue, vivi della pelle e di tutto il chiaro che ci scorre l'anima.
Dicono di noi, gli altri e lanciano, con la voluttà feroce del male, macchie trovate nella notte e rose tagliate nella pietra nuda.
Dicono e non sanno.
Non sanno che quando l'oriente si smarrisce, nel torbido che si alza ed è un denso di scuro fondo, noi urliamo un silenzio che arde di braci le radici della vita e scaliamo ghiacci che toccano il cielo, per ritrovarci a riva della luce nuova, nello sfinimento della gioia, nudi e vivi, a tremarci il fiato, nel grato stupore di rinascere d'amore, ancora.
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