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Diario di bordo

Eccomi, dopo anni di tentativi abortiti dopo la stesura della prima pagina, mi ritrovo a provarci ancora una volta.
Parlo di scrivere parte della mia vita passata e presente e non solo.
Chiamiamolo diario di bordo, o faraglione del naufrago, dove si sono infranti i cocci di bottiglie inviate da naufraghi che la marea ha portato verso la riva.
Pensieri e parole volano al vento, se non scritte o comunicate, a scriverle c’avevo pensato prima  ed ho cominciato a tenere un grosso quaderno, su cui scrivevo impressioni pensieri e meditazioni, che ogni tanto, in segreto, sapevo che mia moglie ed  i miei leggevano, così approfittavo per comunicare anche cose ai miei figli, cose che non riuscivo a dire a voce per non trascendere in polemiche.
Poi cominciai a frequentare le chat, conobbi un mondo nuovo d cui avevo solo sentito parlare, pensai di poter iniziare a scrivere d’altro, tipo i rapporti che intrattenevo, amicizie e quant’altro mi faceva esprimere ed impressione, accumulai molto materiale, ma una serie di delusioni mi fecero recedere dall’intento. Cancellai tutto. Cambiai chat, feci nuove amicizie, si aprirono nuovi orizzonti . Mi rivenne il desiderio di memorizzare le mie conversazioni e gli scambi di mail, comunicavo in chiaro e per mail miei pensieri ed emozioni, ma non riuscivo a partire.
Quando appresi di un sito su cui altri pubblicavano, ebbi un trauma, entrai in crisi, erano bei componimenti, c’era cuore, testa ed emozioni. Chi sono io, da sempre un povero diavolo che incoccia due righe.  Mi leggono per mail alcune persone che conosco da anni e con simpatia rispondono e talvolta commentano, dunque perche indugiare, stamani ho preso la tastiera e comincio a sistemare pensieri e parole.
Mi chiamo Gino ed amo la vita e la gente che mi circonda, anche e soprattutto i lontani. La strada è stata la mia palestra, sono arrivato sempre un tantino in ritardo, ma non amo competere ne confrontarmi , mi dono con cuore e rispondo a tono. Se la famiglia, sino a qualche anno fa era il fulcro della mia esistenza, ora non più, mi aiuta e supporta, sopporta e trattiene, quando sono in discesa, ma non è il fulcro.
 Mia madre mi strappò da suo ventre cacciandomi in mare, là dove avrei visto sempre l’alba di tutti i giorni e mai i tramonti che lei riservava soloperlei. stavo lì da allora. Legato saldato a lei coi piedi e la faccia levigata dal vento. Mi accarezzava coi suoi sbuffi ed io crescevo così. Fui subito sostegno e rifugio d’uccelli, temuto dai marinai ma guardato e riguardato. Un riferimento per amanti e naviganti. Ai miei piedi si sono infranti tanti sogni, i cocci giacciono al fondo, i fogli ingialliti restano attaccati sulle sponde consumati dalle onde. Ho inciso mani curiose e piedi maldestri, ho scaldato il nudo bagnante. Ora voi che vi trovate a passare state vicini guardinghi, mentre leggete guardatevi dentro se sentite l’onda arrivare, mettete mano ai remi ed allontanatevi in fretta. Leggete, non segnatemi, incidete nei vostri cuori il mio nome perche io sono solo per te.
Gino 20.04.2001
 

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