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di un uso migliore e di nascondigli, al freddo più freddo

siedo
nell'angolo in
luce
del cumulo più
grande
nel vortice che
va e viene
confuso di
nebbia
come in
uno specchio da
portacipria
chiaro di
trucco e bugia in
un coraggio del
tutto
inesistente
chiudo gli occhi e
recito il mio
mantra perfetto di
contare tutti i
fiocchi
uno prima dell'altro
nello sconforto di
questo mio
mondo
che ho bruciato di
gusto insano
chissà come riesco a
sentirmi peggio
dopo aver donato il
disastro e
mi fermo in sosta
davanti ai marmi di
ghiaccio di
questa cattedrale a
gocce di delusioni
le tue
severe fontane a
morire
nello scioglimento dei
ricordi
di una vita che rivivi
nel preciso istante di
rinchiudermi
piegato di totalità nello 
spettacolo che 
finisce e scompare
come
inghiottito di bocche di
lupo
in questa nuova utilità
d'essere almeno cibo
nella tempesta 
senza applausi del
finale del
film 
 
 

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