Scritto da © Anser - Gio, 10/03/2011 - 09:47
Tutti a dire «dio, come siamo bravi!»
che poi, cosa contano le cose
i poeti -orribili creature, davvero-
sempre li, con il coso in mano
a contare sorrisi, elencare fiati.
Santo dio, sono il più letto del reame,
ottomilanovecentosettantatre letture
in poche, fottute ore.
… click…click…click…
Era meglio, da piccoli, giocare al dottore,
o sgraffignare sorrisi alla più gnocca,
che sculettava accanto, non ti parlava mai.
«Mamma mia, come scrivi bene!»
Per favore, madame, si scosti
che preferisco un gelato di marijuana
oppure un viaggio a Ouagadougou
-non sa dov’è? Ma s’informi, s’informi…-
l’osteria dei sogni ha chiuso da tempo
l’oste è diventato il buttafuori del cielo.
Non sono un santo, ma potrei essere un dio,
-vorrei, ma sono timido, c’ho paura del volo-
la sera passeggio nei viali, a giorni incrociati,
per quattro “click” c’ho sette orgasmi e una visione,
per sette, invece, lo sconto è da comitiva.
«Cosa dice, madame, che sembro una battona?»
Ma per la gloria, -suvvia!-, per l’arte e l’avventura
si fa questo, si fa peggio. Che importa infine
al cielo, essere azzurro o verde,
io sono il grande, l’unico poeta.
Scivolano le cose accanto, le notti, sempre uguali,
senza ristoro di fonte o guazzabuglio di stelle.
Per la miseria, sono sotto di trecentonove
commenti esagerati. Occorre, -nevvero?-, rimediare.
Solitudine… click..
solitudin… click..
solitudi… click..
solitud… click…
solitu.. click…
solit… click…
soli… click…
sol…click…
so… click..
s… click…
THE END
(Spero che nessuno fraintenda questa cosa…è uno scherzo, un calembour, una voglia fottuta di ridermi addosso, di non prendermi sul serio. Che uno, a pigliarsi sul serio, va a finire che si ammala).
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