Delta di Venere o Delta del Mekong? Ovvero, buttare un occhio alle bambine o continuare a giocare con i soldatini?
All’epoca delle Elementari, quando maschi e femmine sono due tribù che si ignorano o si guardano in maniera larvatamente ostile, alcune bambine, non tutte, avevano l’abitudine di appropinquarsi ai maschi per due motivi:
1) Imitazione del dialogo intramaschile fatto di buffetti, scherzi di natura manesca, sberle, spintoni, cazzotti, sgambetti e, quelle toste, anche graffi letali – i maschi, nei confronti delle femmine, erano confusi sul tipo di reazione da sviluppare, reagivano sì ma la ritorsione era poco convinta.
2) Nel doposcuola, spesso fra le apparentemente rassicuranti mura domestiche, e fuori dallo sguardo vigile delle madri – soprattutto durante il gioco “alla mamma e al papà” – l’amica intima della scala accanto elargiva effusioni con uso improprio e inabituale di mani e bocca su superfici altamente erogene come viso collo e labbra (rari gli sconfinamenti verso il basso, regioni peraltro ancora relativamente dormienti o di cui non era chiara l’utilità).
Perché ero impreparato a queste situazioni? Perché chi di dovere non mi aveva messo in guardia? Perché questo dislivello culturale nella conoscenza di tecniche avanzate di socializzazione fra i due sessi?
Una cara amica mi chiede se nella vita ho mai preso l’iniziativa veramente, se ho mai scelto la “preda” e sviluppato uno straccio di strategia d’attacco, conosciuta anche col nome di “corteggiamento”.
Non ne ho avuto il tempo! Gli eventi precipitavano: c’era la guerra fredda il Vietnam nel Milan giocava Rivera mi masturbavo pensando a Laura Antonelli. Non mi è stato concesso lo spazio mentale. Così, invece di scegliere, ho preso il vizio di farmi scegliere.
A forza di essere scelto, col tempo ho sviluppato abilità di attrazione dell’eventuale preda nel mio territorio .
Squadra che vince non si cambia.
E dunque, propagazione di onde magnetiche odori suoni, affabulazione, esibizioni motorie e gestuali, tecniche di uso dello sguardo dal coltello tagliente al languido malinconico, allo psicologico-analitico-comprensivo-dei-tuoi-probbblemi, al totalmente perso nei meandri della mente al visionario-poetico-psichedelico-simbolista-beatnik.
Mi hanno viziato loro, le bambine. Non è cattiva volontà.
Mi hanno convinto che andava bene così. Perché fare fatiche inutili? Tanto è lei che ti bacia per prima – al limite rimproverandoti di essere un pigro colossale.
Trifasica risposta all'habitat, ai suoi pericoli e alle sue attrattive: fuga, immobilità, o attacco... Immobilità attiva propositiva! Da mammifero onnivoro territoriale a vegetale carnivoro. Passivo aggressivo. Non diamo limiti alla natura. Non pretendiamo schemi rigidi o stereotipati. Homo sapiens sapiens ludens vulgaris faber symbolicus...
(Hermes, ottobre 2008)
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