Nessuno ascolta il tempo
e vola in orbita cieca
leggendo sogni
nell'albero cavo del mentre
Nessuno gioca nel silenzio
in quest'ombra mattutina
muovendo la pedina
sulla pietra che spinge
Amore, nel buio tu pensi
a quel germoglio ch'è già
vita e stelo
rifugio d'energia.
La strada che percorri
è sempre sdegno e rincorsa
perché non sono con te
La mia è un cuscino di legno
senz'odore né cesello,
strada che non conosco.
Attraverso la tua strada
con piede d'incenso,
l'occhio bianco nel sole
E non vedo non colgo non sono
e pur sento che mi scopri,
levando la cenere
del rimpianto
Come brezza levigata
emersa dall'acqua della vita
a scuotere fibra
dalle foglie
Trascorre nelle sillabe
della nostra candela
l'ora congiunta
che strema l'estraneità
Abbiamo sofferto ma sappiamo
amare questo nostro vivere
fatto di mani e labbra
che supera il dolore
Di occhi sbarrati
ai confini del verificato,
e l'anima più non scotta come
labbra convulse di neonato
E restiamo nell'ora e nel tempo
nel silenzio e nella luce,
restiamo vibrazioni sommesse
di stranieri rapiti
- Blog di Ospite di Rosso Venexiano
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